venerdì 13 giugno 2014

Gino Villani



Gino Villani, capo riconosciuto dei tifosi rossoblu. Villani era un personaggio caratteristico della vita bolognese, non soltanto calcistica. Buontempone, arguto e frizzante, sempre pronto alla battuta, incarnava lo spirito petroniano cosi bene simbolizzato dalla maschera cittadina, il « dottor Balanzone ». Proprietario di un'avviata merceria in pieno centro, a pochi passi dal « Nettuno » e dal grande negozio di Schiavio, era stato ed era grande amico del popolarissimo Angiolino, bolognese autentico. Fin dai tempi di Schiavio, ossia dall'anteguerra, la voce di Villani, tenorile, potente, addirittura stentorea, si levava all'improvviso dagli spalti, nel momenti di silenzio. Il suo « alè alè, Forza Bologna ! », scandito con la tipica cadenza petroniana, era divenuto un grido di battaglia echeggiante nei periodi felici e in quelli cupi, dalla gradinata centrale, sotto la torre di Maratona: non aveva mai voluto abbandonare questo posto da oltre quarant'anni, nonostante i vari presidenti, coi quali non sempre andava d'accordo, gli riservassero una poltrona nella tribuna centrale.

Il tifo di ieri

L'epopea del Bar Otello

di Adalberto Bortolotti

Il Bar Otello fu il centro delle ricorrenti contestazioni, per un Bologna che non riusciva a ripetere l'età dell'oro, ma anche la trincea sulla quale tutta Bologna arroccò nei giorni del doping. La resistenza alla Lega lombarda, come era definito il governo del calcio controllato dalla potente Milano, trovò proprio nel Bar Otello il suo fortino. Tempi di tifosi illustri, veri capipopolo. Come Gino Villani, che vendeva aghi e cordelle nella sua merceria di via Fossalta, ed era il re della Torre di Maratona, da dove il suo megafono scandiva i tempi del tifo. Celebre il saluto a Bulgarelli: "Onorevole Giacomino, salute!", cui Giacomo rispondeva con un inchino dal centro del campo e solo allora, dopo quel rito, la partita poteva cominciare. Villani era un attore nato, il suo capolavoro era una messa cantata, e profana, in purissimo dialetto bolognese, che trascinava al delirio. Era popolare e rispettato su tutti i campi, dove il suo arrivo, al comando di una variopinta brigata, veniva salutato con grande simpatia. Villani era un tifoso indipendente e si impegnò anche in accese contestazioni.

Gino Villani

di C.F. Chiesa

Il tifoso storico del Bologna, che ne ha accompagnato settant’anni di vita, diventando il simbolo della classica passione rossoblù, in cui l’amore per la squadra si fonde con tipiche caratteristiche della “bolognesità”: ironia, gusto della polemica, spirito goliardico, tempra ostinata. Cominciò a seguire la squadra quando contava sette anni e il Bologna giocava sul campo della Cesoia: da allora, come amava ricordare con orgoglio, aveva perso nella sua vita solo pochissime partite del Bologna, esattamente nel periodo di convalescenza per una frattura a una gamba. Anche durante l’età dell’oro del Bologna, nel periodo tra le due guerre, Villani riusciva, nonostante mezzi economici limitatissimi, a seguire il Bologna in trasferta, con altri due fedelissimi: il professor Aldo Carboni e il dottor Marcello Zanetti. Poi, il suo attivismo coronò un antico sogno. Si fa infatti risalire a lui, in coppia con Otello, l’organizzazione dei treni speciali. Accadde nel dopoguerra, quando, grazie a un accordo con le ferrovie, nacquero le “trasferte rossoblù”: «Fummo i primi in Italia» ricordava, «poi tutti ci hanno imitato». Non era esatto: impossibile infatti imitare quelle autentiche rappresentazioni teatrali da commedia dell’arte che andavano in scena sui treni speciali rossoblù, veri e propri carri di Tespi di sceneggiate di ogni genere messe in atto dalla sua inesauribile vena di comiziante, attore e incantapopolo. Gli dava manforte, dipingendo i fantastici cartelloni che ornavano i convogli e le illustrazioni delle pergamene che commentavano le vicende calcistiche del Bologna, l’amico Pinotti. I testi di filastrocche e zirudele varie, ovviamente, erano dello stesso Gino. Nella vita di tutti i giorni lavorava in un piccolo negozio di merceria in pieno centro. Dagli anni Sessanta, un segno distintivo inconfondibile si aggiunse al personaggio: essendogli calata la tonitruante voce, prese ad amplificarla adeguatamente con un megafono. Da quello, dalla sua postazione fissa allo stadio sotto la torre di Maratona, per oltre un decennio prima di ogni partita si udiva il suo saluto a Bulgarelli: «Onorevole Giacomino, salute!». Senza il quale, inutile dirlo, l’arbitro non si sarebbe sentito autorizzato a fischiare l’inizio del match. La stagione del settimo scudetto, 1963-64, lo vide in prima fila nelle manifestazioni contro la “congiura” dei poteri milanesi. Nei giorni successivi alla conquista dell’Olimpico, Villani fece stampare etichette da applicare a una serie di bottiglie di vino; la scritta diceva: “Albana scudetto – imbottigliato, come l’Inter, il 7 giugno 1964”. Poi, Villani si ammalò e il suo megafono tacque. Morì di un male incurabile il 16 ottobre 1977.

Alè Alè, Bologna !!

di Gino Villani

Non esagero col dire che da quarant'anni sto facendo il tifo per il nostro glorioso «Bologna », È un tifo, diremo così, fattivo, trattandosi di grida, incitamenti e battaglie qualche volta somiglianti a quelle vere, perché il pericolo di prendere, non solo legnate ma anche revolverate, è senz'altro esistito, con particolare riferimento agli anni più remoti. Feci il mio debutto (ero alto una spanna e in pantaloni corti) nientemeno che al Campo della Cesoia, fuori di Porta San Vitale, al lontano crearsi delle irriducibili contese fra i rossoblu di Gradi e il Modena di Raffaldini (un portiere allora famoso e vera colonna dei canarini). Nel primo dopoguerra, quando il nostro squadrone stava assumendo il ruolo di vedetta di classifica, si costituì quello scapigliato gruppetto di tifosi petroniani che per decenni incitò i rosso blu, non solo nelle partite di casa, ma li seguì in ogni angolo d'Italia. Questo complesso di patitissimi ventenni era formato dal sottoscritto, da Marcello Zanetti (ora dottore in agra­ria), Aldo Carboni, oggi noto scenografo e regista, Caprara, divenuto commendatore, Romagnoli, Giordani Piero, Rinaldi, Pesci Giorgio e il buon Venturi, suonato re di cornetta, dal quale istrumento partivano acutissimi squilli ad ogni gol dei nostri, e le note trionfali della marcia dell'Aida a fine partita vittoriosa. Scanzonata bohème era la nostra, che ci faceva spesso prendere il treno in completa bolletta, per cui si escogitavano cento sistemi onde sfuggire alle grinfie degli arcigni controllori. Molte volte ci affidavamo alla collaborazione di amici tifosi che ci nascondevano compiacenti sotto un cumulo di pellicce e cappotti, mentre loro tranquilli e indifferenti, giocavano una partita a carte sulle nostre schiene, accompagnando il liscio e il busso del « tresette » con manate di inaudita violenza, proprio nel momento che il gallonato del « vaporal servizio » disimpegnava la sua funzione perforante di controllo. L'ingresso agli stadi ci preoccupava relativamente. Una volta entrammo consegnando certi tagliandini verdolini che altro non erano se non la reclàme del Callifugo Zannoni « che fa scomparire calli e duroni » e che il nostro imperterrito atteggiamento aveva trasformato agli occhi della « maschera », in autentici biglietti di tribuna! Nei così detti treni speciali tutti, amici e conoscenti, recavano abbondanti provviste alimentari che sarebbero poi state divise fraternamente durante il viaggio.

« Il Bologna è uno squadrone che tremare il mondo fa! ».

Da parte nostra contribuivamo invariabilmente con fagioli lessati, avvolti in carta da giornale, che erano così bene accetti e tanto richiesti da costituire una preziosa merce di scambio con salame, pollo, formaggio, ecc. senza limite di quantità. E quindi « alé! alé! » sugli spalti, lanciati tra gli sguardi esterrefatti e minacciosi degli indigeni, e quali cori uscivano dai nostri petti: « Il Bologna è uno squadrone che tremare il mondo fa! ». Gli avversari sfogavano la loro gioia o amarezza in cento modi, oltre le contumelie, il pugilato, ecc. A Bari, in questo ultimo dopoguerra, perdemmo malauguratamente per 1 a 0 (gol segnatoci da Spadavecchia). Ebbene i baresi non contenti di averci battuti, ad una sosta per rifornimento, misero acqua sporca anzichè benzina nel serbatoio del torpedone che ci riportava a Bologna. A un certo momento, quindi, il motore si spense e noi tutti dovemmo spingere a forza di braccia l'automezzo per le dure balze d'Abruzzo, in una notte di vento e di freddo cane, finchè non raggiungemmo il più vicino e neutrale benzinaro. Un'altra iniziativa allo scopo di coprire delle spese, era quella di dare spettacolo per le vie della città dove il Bologna giocava, con una serie di umoristiche trovate che facevano sbellicare dalle risa i passanti, ai quali poi si chiedeva un grazioso e volontario obolo, il cui ammontare spesso superava le nostre più rosee previsioni.

A Roma, spareggio scudetto contro il Torino, 1929.

Ricordo che in occasione dell'andata a Roma per la finalissima del Campionato 1928-29 fra il « Bologna e il Torino », nella Galleria della città Eterna demmo tali prove di umorismo, che si presentò un tizio ad offrirci insistentemente la scrittura per un avanspettacolo, e un distinto signore, che poi apprendemmo essere il Quadriumviro Michele Bianchi, si rallegrò vivamente con noi. In quella famosa finalissima, al fulmineo gol di Muzzioli che ci dette la vittoria e il secondo scudetto, io ebbi un tale slancio di gioia, che giunsi perfino ad abbracciare replicatamente una giovane signora seduta al mio fianco, sotto gli occhi esterefatti del marito! Sempre in questa occasione, i rossoblu vennero ricevuti li Villa Torlonia; io, in costume da corsaro e Carboni nei panni di un contadino della bassa, li seguimmo, arrestandoci poi ad attendere in giardino. Ma un certo signore, allora Presidente del Consiglio, ci vide dalla finestra: rise e volle che anche noi partecipassimo al rinfresco. Quanti aneddoti! Non finirei di raccontare. A Padova, dopo una nostra clamorosa vittoria, fui inseguito fino al centro della città da una turba di scalmanati inferociti, riuscendo però a confondermi fra la folla e ad entrare al Caffè Pedrocchi, dove sedetti come un imperturbabile cliente abituale. All'Arena di Milano, dopo una partita vinta sull'Inter, i tifosi ambrosiani volevano addirittura la testa del terzino Gasperi; e non vi dico come cercammo di difendere il nostro bravo e simpatico Gisto, addirittura assediato da un centinaio di energumeni.

Con Otello.

Da anni si era poi aggiunto al gruppetto degli accesissimi Otello Montanari, il celeberrimo proprietario del Bar omonimo col non meno celebre bandierone rosso blu. A Genova, dove vincemmo con tre gol spettacolari di Puricelli, i tifosi genoani erano intenzionati a lasciarci un ricordo indelebile, bloccandoci senza scampo in un angolo della Galleria Mazzini. Ma, per nostra fortuna trovammo un agente di polizia romagnalo, che non solo riuscì a toglierci dalla criticissima situazione, ma anche a convincere gli scalmanati avversari sull'amore verso il prossimo, tanto che essi fini- ono per accompagnarci in giro turistico per la città. A Torino nella famigerata partita con Juventus, perduta per 3 a 2 (arbitro Lenti e acqua a catinelle) montammo su di una vettura tramviaria e riuscimmo a farci largo fra i passeggeri, indicando al bigliettaio, quale pagutore della comitiva, uno sconosciuto austero signore con la barba, che si trovava casualmente dietro di noi. Lo credereste?: il barbuto personaggio stette allo scherzo e pagò. Ricordo un piacevole episodio avvenuto nel ritorno in torpedone da Milano, dopo una clamorosa vittoria sull'Inter. Era con noi il comm. Dall'Ara. Facemmo sosta a Parma, i cui abitanti hanno sempre dimostrato tifo entusiastico per lo squadrone rossoblu, da loro considerato la gloria del calcio emiliano. Quella sera in Piazza Garibaldi ricevemmo una memorabile dimostrazione d'affetto, tanto che mi improvvisai oratore, e con voce tonante buttai fuori alla brava un faceto discorso politico-sportivo, accolto da fragorosi applausi.

Sceneggiata bolognese a Napoli !

Al ritorno da certe partite infuocate, spesso giungevamo alla stazione, dopo una disperata fuga, perdendo per strada perfino le scarpe; e montati sul treno, dopo gli ultimi commenti, ci accucciavamo stanchi e sfiniti sulla rete portabagagli, facendo tutto un sonno fino a Bologna. E, in quanto a marachelle, eccone una!  A Napoli entrammo in una trattoria per consumare un lauto pranzetto ma quando fummo alla resa dei conti, questi messi a confronto con le nostre finanze... non tornavano! Allora io escogitai una scappatoia. Finsi d'aver perduto il portafogli e, lanciatomi alla ringhiera della finestra, disperatamente tentai di buttarmi nel vuoto. Gli amici, d'accordo, fingevano di trattenermi, mentre il trattore con le mani nei capelli gridava: « All'anema di S. Gennaro!, non mi fate uno scandalo !! ». E il buon uomo prese tanto a cuore la mia disavventura che offrì il pranzo per tutti purchè rinunciassi a... suicidarmi !!... A Trieste, invece, ricordo la generosa accoglienza fattaci dal bolognese comm. Carretti, il quale ci ospitò nel suo lussuosissimo albergo. Noi, purtroppo, ricambiammo le sue gentilezze con una gaffe, quella cioè di lavarci la biancheria da soli, stendendola ad asciugare alle finestre che davano sulla bella piazza dell'Unità. Scandalizzatissimo, un maggiordomo negro si premurò di avvertirci che potevamo godere gratuitamente anche di lavatura e stiratura col personale dell'albergo. Al ritorno, essendo la terza e la seconda classe stipatissime, trovammo posto su quei divani di velluto rosso riservati ai soli... portoghesi autorizzati. Per un lungo tratto nessuno venne a turbare il nostro riposo, ma al ben noto richiamo di « favoriscano i biglietti», avemmo un sussulto senza tuttavia disorientarci; istintivamente io portai la mano al risvolto della giacca dove era appuntata una spilla con capocchia colorata e la frase « siamo dello Sgodonov » mi uscì spontanea e con certa autorità. I miei due amici assentirono ed imitando anche loro il noto gesto degli sceriffi americani, confortarono l'atteggiamento con una esibizione volontaria di documenti a cui l'integerrimo controllore rispose, col più ossequiente e cordiale dei sorrisi, il suo « prego, non si disturbino » lasciando così a noi I'indisturbato dominio dello scompartimento fino al termine del viaggio.

Ai tempi dello Sterlino.

Nelle partite di casa eravamo dei leoni. Chi non ha ancora nelle orecchie gli squilli del mio campanozzo portafortuna? Più di trent'anni fa andavamo al campo dello Sterlino, appollaiati sul tetto di una carrozza-giardiniera a due cavalli, nell'interno della quale sedeva maestoso l'ottimo presidente Minelli, al cui fianco sostava, devoto subelterno, il non mai dimenticato segretario Oppi. Minellone portava l'immancabile paglietta e il vistoso fiore all' occhiello della giacca a quadrettoni. E noi di sopra a far chiasso, agitando il bandierone rossoblu, tanto che spesso il presidente, sporgendosi fuori, ci avvertiva preoccupato: « Pian lé sò! ch'an s'asquezza él suffiet dIa carrôza ! ». Al teatro Duse, in una serata dei Campioni d'Italia, si esibiva la celebre Compagnia di Riviste Riccioli-Nanda Primavera, e noi del gruppo patitissimi vi prendemmo parte come attori, insieme con Peppino Muzzioli che usavamo chiamare scherzosamente « bocia persa ». E credetelo, non sfigurammo!! Scusatemi, cari lettori, se vi ho annoiati, ma ora che i miei capelli si sono fatti radi e debbo portare gli occhiali, mi è di gran conforto ricordare. Vi assicuro che, comunque, rimango ancora sulla breccia, e voi lo sapete, perché anche oggi quando udite, alto su tutti, il fatidico «alé! alé! Bologna! », esclamate cordiali: « È lui!! ».

sabato 26 aprile 2014

Bernardo Perin


Bernardo Perin, soprannominato "la signorina", "per lo sfavillio delle sue fantasie e l'eleganza delle sue serpentine", come lo descrisse il grande giornalista Bruno Roghi, fu il primo grande acquisto della società rosso-blu nel 1918-19, che lo prelevò dal Modena per la cifra di 2 lire, più le spese di viaggio (non troppo impegnative, vista la contiguità delle due piazze) e l'impegno dell'apertura di un forno del pane nel centro storico di Bologna. Quel negozio di panetteria e generi alimentari in piazza Malpighi a Bologna, divenne in seguito un abituale punto di ritrovo dei tifosi rosso-blu. Il fornaio Perin fu un punto fermo del grande Bologna degli anni Venti: era leggero di fisico, veloce e dotato di dribbling micidiale. Fu l'interno-mezzala titolare dello squadrone rosso-blu per tanti anni, ma poteva giocare indifferentemente nel ruolo di ala e anche di centro-attacco. Bernardo Perin era nato ad Arcugnano in provincia di Vicenza, il 5 dicembre 1897. Dopo avere iniziato a giocare al football con la maglia del Vicenza, durante la Grande Guerra si era stabilito a Modena, vestendo la maglia giallo-blu canarina. Poi fu notato dal Bologna che lo acquistò per la famosa cifra di 2 lire. Erano tempi in cui i giocatori non studenti avevano tutti un lavoro e Perin al suo forno omonimo di piazza Malpighi ne dedicava di tempo. Alla domenica rimaneva in negozio fino alle tredici, poi un boccone e via di corsa allo Sterlino. Dove immancabilmente figurava tra i migliori, giacché se la statura era tutt'altro che eccelsa (e la taglia piuttosto leggera), in compenso la classe era cristallina. Aveva fiato e velocità, gambe ben salde e soprattutto era maestro di dribbling. Non sorprende, quindi, che un giocatore così fosse sempre ben presente nella memoria dei selezionatori azzurri, anche se poi a fronte delle numerose convocazioni furono soltanto quattro le sue presenze effettive (periodo 1921-23). Ben più espressivo il suo bilancio nel Bologna, di cui fu titolare inamovibile dal 1919 al 1928, con partecipazione anche al secondo scudetto, quello del 1928-1929, e presenza in organico fino al 1931. Praticamente smise di giocare assieme a Giuseppe Della Valle, di cui era un paio d'anni più anziano. Morì a 67 anni, un mese e mezzo prima che il suo Bologna conquistasse l'ultimo scudetto. Bernardo Perin giocò nel Bologna dal campionato 1918-19 al 1930-31, con 210 presenze per 75 gol realizzati, dodicesimo posto tra i goleador rosso-blu di ogni tempo. Campione d'Italia nel 1924-25 e nel 1928-29, 4 presenze in Nazionale A (esordio il 6-3-1921, Italia - Svizzera 2-1).

Ricordo di PERIN

All'età di 68 anni, nella sua casa bolognese, si è spento Bernardo Perin ex giocatore del Bologna. Perin era nato a Vicenza nel 1897 ed era entrato a far parte del sodalizio bolognese nel 1918; con i rossoblu era rimasto per tredici anni fino al 1931, dopodiché s'era ritirato dallo sport attivo a curare la sua piccola azienda commerciale. Bernardo Perin arrivò a Bologna, nel 1918, dalle file del Modena, dove s'era trasferito un paio d'anni prima dal Vicenza, società in cui aveva esordito giovanissimo. Fu il vecchio cav. Berti, ora scomparso, che convinse Perin a trasferirsi a Bologna. Giunto a Bologna, Perin si mise subito in luce, nel ruolo di mezz'ala sinistra nella squadra dei titolari. C'era Perin in squadra, infatti, quando il Bologna disputò un acceso finale di campionato con la Pro Vercelli, che finì per aggiudicarsi lo scudetto. La formazione di quell'anno: Modelli; Spadoni, Rossi; Ponti, Baldi, Genovesi; Badini II, Della Valle Giuseppe, Alberti, Perin, Della Valle Mario. Complessivamente Perin giocò 210 partite nel Bologna, fino al campionato 1930-31. Nel campionato 1921-'22 si distinse, tanto, che fu chiamato due vole in Nazionale: il 6 marzo del 1921 (Italia-Svizzera: 2-1), sostituì Santamaria infortunato a dieci minuti dalla fine; l'8 maggio dello stesso anno (Italia-Olanda: 2-2) sostituì ancora l'infortunato Santamaria dopo 15' dall'inizio dell'incontro; il 15 aprile del '21 (Italia-Austria: 0-0 a Vienna) Perin rimpiazzò nel secondo tempo l'infortunato Monti III del Padova; il 27 maggio del 1923, infine, Perin indossò per l'ultima volta la maglia azzurra nello sfortunato incontro che vide la nazionale italiana battuta a Praga dalla Cecoslovacchia per 5-1. Perin fece parte della formazione rosso-blu che conquistò il primo scudetto al Bologna nel campionato del 1925-26. E fu l'ultimo campionato che giocò; restò ancora tesserato del Bologna fino al 1931. Bernardo Perin ha seguito fino all'ultimo le vicende della sua squadra, con la passione di sempre, con l'entusiasmo di sempre. E' scomparso, purtroppo, senza aver avuto la soddisfazione di vedere il Bologna premiato ancora una volta dallo scudetto tricolore. Assieme a tutti gli sportivi bolognesi, i vecchi compagni di lotte sportive si unisce, il direttore e la redazione di Forza Bologna, nel porgere ai familiari le più sentite condoglianze.

Di Giuseppe Della Valle

Era da poco finita la guerra, alla quale avevamo preso parte in molti ed in molti non ritornarono. Il Bologna allora riprendeva il cammino interrotto ed in questo periodo ingaggiò il giovane Bernardo Perin. Aveva 21 anni. Vicentino di origine e già giocatore di gran classe in quella squadra si era molto distinto nel XX Autoparco di stanza a Modena, ove il classico Guido Ara della vecchia e gloriosa Pro Vercelli, aveva formato una squadra di autentici campioni, più di una volta calata vittoriosamente allo Sterlino contro il Bologna. Di temperamento versatile, di intelligenza pronta, brillante giocatore, spiccava nel campo agonistico per le sue doti di finissimo e tecnico calciatore. Fu a noi di esempio e posso dire qualche volta anche maestro. Quale mezzala sinistra con Angiolino Schiavio ed io ha costituito un trio affiatato di un certo rilievo. Entrò nel nostro sodalizio pieno di buona volontà, ma con scarsi mezzi di fortuna ed è tutto a suo merito l'aver conseguito nel campo commerciale una posizione invidiabile e di prim'ordine. Sia sul campo che fuori è stato per me per tanti un amico indimenticabile, generoso e disinteressato; si prodigava durante le gare fino allo stremo delle sue forze e ciò è ancora più meritorio, se si considera che nella sua attività privata doveva svolgere quotidianamente, un lavoro altrettanto indefesso e impegnativo. Sempre col sorriso sulla bocca, generoso ed altruista, era dotato di una padronanza non comune del pallone che trattava magistralmente e mandava in visibilio il pubblico per l'irresistibile dribbling, per lo scatto e per la precisione del tiro. In nazionale giocò quattro volte e con noi sino al 1930 come attore di primo piano nelle nostre imprese agonistiche. Di queste quella che costituì il suo biglietto da visita all'ingresso dei rosso-blu, fu il 3 aprile del 1921, quando sul campo neutro della Spal di Ferrara, il Bologna battè il Modena per 1 a 0, goal segnato per l'appunto da Bernardo, facendoci così conseguire il titolo di Campione emiliano. Lunga è stata la via, pavesata da innumerevoli vittorie e ricca di soddisfazioni morali, non si contano i goals che assieme combinammo e l'allegria che ci affratellava nei lunghi viaggi di trasferta, fino a che l'ambito riconoscimento ci giunse col conseguimento del titolo nazionale 1925. Caro Bernardo ora che non ci sei più, hai lasciato indelebile il ricordo di un impareggiabile campione ed il rimpianto per un grande amico perduto.

"Tornare all'antica" dice PERIN


Per un terzo vicentino e per due bolognese (tanto che ha appreso magistralmente l'arte di fare e di vendere tagliatelle) Bernardo Perin, ex-mezz'ala rosso-blu, si mostra dapprima alquanto reticente all'intervista. Poi — la passione è passione — la magica parola calcio accende in lui l'antica fiamma e si entusiasma al ricordo delle memorabili imprese sue e dei suoi compagni, e parla, a lungo. « Personalmente ho la nostalgia dei calcio all'antica e ritengo che si dovrebbe ritornare a tale tipo di gioco per la semplice ragione che il calcio è diventato spettacolo cui il pubblico partecipa sborsando fior di quattrini ed acquisendo così il diritto di godersi appunto delle gare almeno decenti. In tal senso perciò penso che il vecchio metodo sarebbe più gradevole dell'attuale sistema. È tuttavia innegabile che anche queste tattica moderna può essere spettacolo e può fornire del gioco di prima qualità, se praticato però da uomini di classe. Valga l'esempio del grande Torino. Qui peraltro occorre non dimenticare che si trattava dl undici assi della palla di cuoio, di undici atleti che presumibilmente avrebbero conseguito lo stesso risultato anche giocando il metodo. Comunque ritengo che pur con gli attuali calciatori e pur con il sistema si potrebbe avere qualche miglioramento nel gioco se per i giocatori il calcio, come lo era per noi, fosse inteso come svago sportivo. Indubbio che il sistema richiede una maggiore preparazione atletica, specie per le ali, il portiere ed i terzini. A proposito di tale preparazione ricordo che lo ebbi la fortuna, nel 1916, di essere allenato da Fresia, il primo vero e grande allenatore che introdusse in Italia il metodo inglese di preparazione atletica. Quanto questa valga lo dimostrò il fatto che il Modena 1916, nella quale squadra allora militavo, vinse ben trentanove partite amichevoli consecutive ». Bernardo Perin, classe 1897. Interno del Modena ed in seguito del grande Bologna, quello che faceva tremare il mondo. Ha giocato quattro  volte in Nazionale A. Attualmente vive a Bologna ed è proprietario di un'avviata panetteria.

Bernardo Perin

di Carlo F. Chiesa

Attaccante rapido e leggero, virtuoso del dribbling, gran tiratore, fu una delle attrazioni del Bologna degli anni Venti, il Bologna di Felsner che piegava il Metodo a un'idea precisa di foga agonistica sposata alla classe. Perin di classe ne aveva da vendere. Aveva tirato i primi calci nelle file del Vicenza dal 1912 al 1914, poi si era trasferito a Mo­dena e nelle file del Modena giocava quando, nel 1919, il Bologna lo acquistò per una cifra all'epoca colossale: 2 lire. Lui accettò il trasferimento a patto che gli garantissero il lavoro, aprendogli un forno. Fu un affare per tutti. Il club rossoblù si assicurò un campione, lui l'avvenire, visto che la panetteria in piazza Malpighi nel capoluogo erniliano divenne presto florida, anche perché il titolare non si risparmiava, lavorando pure la domenica, quando restava al banco fino all'una, per recarsi poi, masticando un boccone, difilato allo Sterlino a deliziare la platea. Vinse due scudetti e approdò il 6 marzo 1921 alla Nazionale, giocandovi però per ben tre volte solo come sostituto in partite amichevoli. Ebbe la maglia da titolare solo il 27 maggio 1923, schierato come interno sinistro contro la Cecoslovacchia a Praga. Fu un disastro e la sua avventura azzurra finì praticamente prima ancora di cominciare. Chiuse la carriera ancora nelle file del Bologna nel 1931. Morì nell'aprile 1964.

Perin splende a Torino contro la Juventus, 6 maggio 1923.

Juventus e Bologna pari (2-2)

di Vittorio Pozzo.


In una partita severamente combattuta, Juventus e Bologna si divisero ieri le spoglie con due goals per parte. Agli ordini dell'arbitro Olivari di Genova, le due squadre si erano cosi disposte: Juventus: Combi; Novo, e Bruna; Accusani, Monticone e Bigatto; Grabbi, Beccuti, Giriodi, Blando e Barale. — Bologna: Gianese; Micheli e Rossi; Genovesi, Baldi e Spadoni; Rubini, Della Valle, Schiavio, Perin e Pozzi. I bolognesi partivano subito all'attacco, e dopo appena un paio di minuti si trovavano in vantaggio di un goal. Una bella combinazione centrale culminava in un tiro di Perin basso, rapido e cosi preciso in un angolo, che a Combi, un po' coperto, non rimaneva altro che a raccogliere il pallone in fondo della rete. Dopo di che il predominio degli ospiti continuava. La loro linea d'attacco, snella, veloce e sicura sfoggiava azioni di eccellente stile. Essa rappresentava evidentemente in quel momento un compito superiore alle forze della linea mediana juventina, e riusciva dopo una ventina di minuti a raccogliere un secondo convincente successo. Su un'azione proveniente dalla destra, era ancora Perin che segnava con un goal che era un gioiello nel suo genere. Prendendo la palla in pieno movimento, il bolognese colla sicurezza e la precisione solite lasciava partire una cannonata tale da battere senza remissione Combi che pur aveva avuto questa volta piena visione di tiro e tiratore. Era uno di quei « goals » da soddisfare il pubblico di qualunque Società e colore, per la sua bellezza tecnica. Ma con questo punto parve un po' che le forze aggressive del Bologna si fossero spente. La Juventus, che non si era mai arresa completamente alla superiorità avversaria rendeva più frequenti le sue incursioni nella zona nemica, intensificava i suoi attacchi fino a dominare la situazione, fino a ristabilire l'equilibrio nella marcatura.

Un quarto d'ora rosso-blu

Fu il periodo in cui rifulse di viva luce un giuocatore che milita da tempo nelle file juventine e che da tempo rappresenta la miglior classe del foot-ball torinese: Giriodi. Il biondo juventino fu ieri, per i suoi, fino a quando non fu duramente contuso, più che il migliore attaccante, l'anima dell'attacco. Le sue azioni parevano una lezione di critica ai giovani compagni di linea, che erano dettate da buoni intendimenti e da sicuro intuito. Ora fornendo lavoro alle due ali, ora combinando colle mezz'ali, egli sapeva arrivare all'area di rigore, senza sciupìo di passaggi e di forze, e qui giunto non esitava nel cercare la via del goal. Il portiere bolognese ebbe più lavoro da lui che non da tutti gli altri quattro attaccanti juventini assieme. Del primo goal torinese egli fu l'artefice, per quanto il punto sia stato marcato da Blando che aveva ripreso il pallone sfuggito a Gianese su un bel colpo di testa del centre-forward. Poco più tardi un « penalty » dava modo alla Juventus di giungere al pareggio in modo strano. Monticone sparava in goal; Gianese parava alto gettando il pallone sui piedi dell'accorrente Genovesi che involontariamente lo respingeva per due volte nella rete. E fu tutta la marcatura. La Juventus che aveva terminato il primo tempo in dieci uomini per l'uscita di Giriodi contuso, si ripresentava al completo nella ripresa. Bologna dominava per circa un quarto d'ora, e quindi i torinesi, come già nel primo tempo, si riprendevano e portavano nutriti attacchi fino ad un periodo di riscossa finale degli ospiti. La Juventus avrebbe dovuto vincere il match verso il 25.o minuto di questa metà tempo, quando un bel cambiamento d'ala sulla sinistra portò ad un eccellente centro di Blando, dando occasione ad un forward torinese di mancare quasi entro al goal un punto che, come difficoltà a non segnare, ricorda molto da vicino un record, che credevo privilegio di un attaccante granata su una prova di mesi fa.

Considerazioni


I due colleghi si possono stringere la mano. Ma anche Pozzi e Perin mancavano poco dopo buone occasioni di segnare, di modo che, quando giungeva la fine, il risultato pari poteva dirsi rendesse onestamente la fisionomia del match. Come tutti gli incontri disputati se non con un'esecuzione del tutto tecnica, certo con una trama, ed un'idea tecnica, quello Juventus - Bologna si presterebbe a molte interessanti considerazioni. Fu un match in cui le due prime linee una volta lanciate riuscirono a dominare la situazione, e ciò per la superiorità dell'attacco bolognese sulla linea mediana torinese e per l'inferiorità dei terzini rosso-bleu agli avanti juventini. La prima linea del Bologna è all'altezza della sua fama. Essa è la forza della sua squadra, la quale soddisfa solo come costruzione offensiva, non difensiva. Il suo centro-half stesso, in contrapposto a tanti altri suoi colleghi italiani, eccelle in quanto è attacco, passaggi e costruzione. Il modo di tener la palla a terra di Baldi è della miglior scuola e chi ne risente il beneficio sono i « forwards » davanti a lui. In contrapposto, Monticone va definitivo come un elemento ancora greggio: copre maggior spazio e fa maggior lavoro di Baldi, ma il risultato pratico, specie come attacco, è minore. Ma Monticone è « materiale in corso di lavorazione » che dovrebbe dar risultati più tardi, se saprà immedesimarsi di cosa desiderano da lui gli uomini che egli deve sospingere all'assalto.

Il piccolo stilista


Chi rappresenta un punto saldo dell'equipe juventina, almeno sulla prova di ieri, è li duo Novo-Bruna che ha reso da anni incommensurabili servizi al proprio Club. Come chi rappresenta più che un saldo anello nella catena degli avanti, una molla da cui partono avanzate e tiri finali, è Perin. Le migliori doti di questo piccolo stilista emiliano non rifulgono che quando egli giuoca per la propria Società: ieri egli fu fine, altruista, efficace e servì bene la propria ala. A proposito delle ali: i due estremi di sinistra furono forse migliori dei due loro colleghi di destra: Pozzi per il suo intrinseco valore e Barale per la lodevole intesa con Blando che porta ad efficaci cambiamenti d'ala. Ma nessuno dei quattro uomini ha un preciso concetto di quale dovrebbe essere il suo giuoco. Fatte poche eccezioni, i nostri giuocatori d'ala odierni non sanno scegliere il momento migliore per centrare. Sfuggito al mediano, o battutolo in velocità o destrezza, l'attaccante estremo vuol battere anche il terzino, e si lascia portare alla lotta serrata con esso perdendo così di vista anche il momento più utile per centrare, l'occasione, aurea per coloro cui è destinato il centro, è data dall'istante in cui il terzino scatta sull'estrema, dal momento in cui due avversari mancano alla lotta, l'« half » perchè battuto, ed il « back » perché abbandonata una posizione non ha ancora raggiunta la nuova. Nulla è più insulso di un'ala che, come ieri, lotti a tu per tu vicino al « corner » con un terzino, mentre i compagni attendono e la difesa si ricompone; e nulla è più pratico di un'ala che attiri su di sé un terzino e, senza toccarlo né affrontarlo, lo elimini o centri mentre questi è in moto, mentre non è più al centro e non e ancora all'ala. In fin dei conti una buona metà della scienza del foot-ball per l'attacco, consiste nel saper indurre in errore un avversario, portarlo fuori posto per smarcare un compagno, e quindi approfittare con prontezza dell'attimo fuggente che si è così provocato. In questa scienza le quattro ali del match ieri hanno peccato abbondantemente.

Ultima partita disputata allo Sterlino, 8 maggio 1927. Il Bologna batte l'Internazionale per 3-0, con una rete di Pozzi e due di Bernardo Perin.

Tempesta di « goals » a Torino ed a Bologna. A Torino, la Juventus ha sepolto il Genoa sotto una valanga di sei punti, mentre da parte sua il Bologna ha liquidato l'Internazionale per tre a zero. 

Bologna - Internazionale: 3-0


Bologna, 9, mattino. Con un tempo (...), la pioggia ha ripetutamente investito pubblico e giuocatori ed in mezzo ad una cornice fittissima di spettatori, si è svolto l'attesissimo match tra il Bologna e l'Internazionale, cui ha presenziato sin quasi alla fine anche il Principe dì Piemonte, acclamatissimo dal pubblico e salutato sull'attenti dalle due squadre. L'esito della partita — 3 per il Bologna, 0 per l'Internazionale — potrebbe dispensarci da molte considerazioni, ma è giusto e sportivo affermare sin d'ora che se la vittoria bolognese è stata meritata, essa non è autorevolmente rappresentala dal risultato numerico. Tre a zero è il punteggio che premia una squadra nettamente dominatrice. Viceversa i bolognesi hanno bensì superato gli avversari con brio e con cuore, ma non in virtuosità e tecnica, li hanno spesso chiusi nella loro area ma non hanno alla loro volta subito evidenti periodi di pressione. I tre goals. sono stati segnati dal 34.o al 36.o minuto del primo tempo, nello spazio di 90 secondi, vale a dire appena nel tempo di mettere la palla al centro, di scendere in corsa per effettuare il tiro. Ciò può spiegare molte cose. Un primo punto — brutto e non convincente — durante un'incerta presa di Degani è stata come una mazzata sopra il fragile spirito del milanesi. Stupore, qualche irritato rimprovero di Zizì, un evidente collasso momentaneo della squadra. Di contro un'indiavolata volontà di vittoria dei rosso-bleu. Quattro passaggi precisi, due tiri esatti e fortunati. Bilancio: tre goals !

La cronaca

L'Internazionale non ha più saputo rimontare il pesante handicap, limitandosi faticosamente ad imbrigliare gli imbaldanziti avversari. Anche per altri squadroni — intendiamoci — l'impresa sarebbe stata ardua, ma per i nero-azzurri poteva dirsi impossibile. Una cronaca minuziosa de! match, dopo quanto abbiamo scritto sarebbe inutile. Ci limiteremo dunque a poche battute. Il primo portiere impegnato è Gianni su tiro di Rivolta; poi Schiavio scende ripetutamente facendosi ammirare per brillanti « exploits » personali. Notato un magnifico shoot di Powolny, su azione dell'ottimo Rivolta, ed uno splendido tiro in corsa di Schiavio al 16.o. Il conseguente corner non ha esito. Al 17.o e al 22.o  altri due corners contro l'Internazionale; al 26.o prolungate azioni dei milanesi, i quali operano tre tiri incontrando due pali. Ma la battaglia non si rassegna alla « lotta di posizioni » e continua a spostarsi da un capo all'altro. Al 26.o minuto altro corner contro i nero-azzurri controbilanciato immediatamente da uno contro il Bologna. Al 34.o minuto finalmente sì verifica un'azione che darà ai Bolognesi la chiave della vittoria. Il pallone giunge lento a Degani ma questi se Io lascia sfuggire, cadendo a terra. Sopravviene deciso l'astuto Pozzi e spara. Bellini tenta di respingere il tiro con la mano, ma il pallone entra ugualmente nella rete. E l'arbitro concede il punto. Pochi secondi dopo, come si è detto, Perin segna il secondo punto. E' il migliore con una rovesciata a volo e a mezzo minuto di distanza ripete il famoso exploit. Un corner per parte ed il primo tempo finisce. Il secondo tempo non ha grande storia, ma non ha comunque segnato una vera e propria stasi. Complessivamente il Bologna ha suscitato una maggiore pressione di quello che non abbiano fatto gli avversari.


Vari resoconti del derby tra Bologna e Modena del 9 novembre 1919. Si può notare nel commento come venne preso male il trasferimento a Bologna di Bernardo Perin da parte dell'ambiente modenese, tanto che nella cronaca della partita viene apostrofato con il non piacevole appellativo di "randagio". Altri tempi, quando lo spirito di bandiera era importante e la parola (così come la riconoscenza) era tutto o quasi. Ma si sa, il denaro ha sempre mosso grandi interessi nello sport e nella vita delle persone, anche a quei tempi e anche nell'animo di sportivi leali come Bernardo Perin.


Il campionato italiano di foot-ball - Modena FBC contro Bologna FBC - Campo Modena, 9 novembre 1919 - ore 13 (riserve) ore 15 (prime squadre).

La squadra del Bologna si presenterà domani nella solita formazione sul campo del Modena a lottare per novanta minuti di giuoco contro i diavoli giallo-bleu. La rivalità che divide i due forti clubs emiliani è proverbiale e l’incontro assurge a grande interesse tanto che un pubblico imponente converrà domani sulla magnifica pelouse del Modena FBC. Non per nulla dunque tutto il piccolo mondo che s’appassiona delle vicende di questo gruppo aspetta con grande interesse la partita di domani.

Le due squadre s’annunciano nella seguente formazione:

MODENA – Borgetti; Vacondio e Boni; Degoli, Bigi e Benassati; Barbieri, Pedrazzi, Marsciani, Chiecchi e Forlivesi.
BOLOGNA – Modelli; Spadoni e Zecchi; Genovesi, Badini I e Rossi; Biagi, Perin, Badini II, Della Valle e Bertoli.

Un rapido raffronto tra le diverse linee delle due squadre induce a concludere che la difesa modenese Borgetti, Boni e Vacondio è di gran lunga superiore a quella dei rosso-bleu Modelli, Rossi e Zecchi. La seconda linea del Bologna, Genovesi, Badini I e Rossi, assolve meglio il suo compito che non quella modenese sebbene la linea Degoli, Bigi e Benassati non sfigurerà al confronto. L’attacco bolognese è migliore di quello giallo-bleu. I rosso-bleu, avendo oltre che cinque unità di valore, sono decisi e potenti nel tiro in goal e si ammira in loro un bel giuoco d’assieme, ciò che manca all'attacco modenese. Da questo rapido raffronto fatto nella carta appare chiaramente che le chances migliori per il match di domani sono pei rosso-bleu del Bologna, sebbene un risultato opposto non ci sorprenderebbe perché sappiamo i miracoli che ha fatto il Modena in questo breve squarcio di stagione. Una società come il Modena, risorta a nuova vita, per opera di alcuni sportsmen, da poco più d’un mese con un team formato non più da giuocatori di cartello ma da giovani elementi modenesi amalgamati da qualche asso del team di ante-bellum, ha saputo trionfare su tutte le squadre oppostogli che da parecchi mesi si allenavano per il Campionato. L’incontro che sarà diretto da Gama dell'Internazionale avrà inizio alle ore 15 precise. Mentre le probabilità di vittoria per il Bologna sono nel match di prima categoria, nell'incontro per il Campionato delle Riserve chi ha la più chances di successo sono i giallo-bleu.

Le riserve cittadine si presenteranno così composte:

Brancolini; Contini e Tassi; Crestani, Vaccari N. e Massari; De Andrea, Bompani, Vaccari G., Frassoladati e Mariani.

Inutile dire che raccomandiamo nuovamente al pubblico di mostrarsi gentile e sportivamente educato verso gli ospiti e in particolar modo verso l'arbitro e i giuocatori.

9/10 novembre 1919 

Il campionato italiano di foot-ball - Vittoria del Modena nel match delle riserve e incontro nullo fra le prime squadre.

Una giornata magnifica, un vero trionfo per lo sport quello d'oggi. Una folla già grande era in campo. I biglietti delle tribune erano stati esauriti in 15 minuti, quando alle 13 hanno cominciato a giuocare le riserve; verso le 14 poi ogni più piccolo spazio era nereggiante e urlante. Innumerevoli anche le signore e le signorine della nostra città e di Bologna, da dove si era riversata una vera fiumana di gente, in ferrovia, in bicicletta, in automobile e camions, tanto che le adiacenze del campo di giuoco sembravano mutate in improvvisato garage. Il campo pure era in perfette condizioni e presentava un magnifico colpo d'occhio. Le due partite si sono svolte tra il più vivo interessamento del pubblico che ha incitato i beniamini e le squadre specie nell’incontro fra le prime che si sono prodigate instancabilmente nell’affannosa ricerca del goal della vittoria. Il Bologna, che tutti credevano fortissimo, è mancato all’appello perché contro una sì giovane squadra formata da poche settimane come quella del Modena non è riuscita ad imporlo contro le previsioni. Nessun incidente si è verificato. Arbitrò in modo imparziale il signor Gama. Nel match delle riserve i modenesi sono riusciti a trionfare su quella del rosso-bleu per 3 goals a 0 segnati da Contini su calcio di rigore e da Bompani. Un calcio di rigore a favore dei bolognesi venne parato brillantemente da Brancolini.

MODENA – Borgetti; Vacondio e Boni; Degoli, Bigi e Benassati; Forlivesi, Marsciani, Chiecchi, Pedrazzi e Barbieri.

MODENA II – Brancolini; Tassi e Contini; Crestani, Vaccari I e Massari; De Andrea, Bompani, Vaccari II, Frassoldati e Mariani.

BOLOGNA – Modelli; Rossi e Zecchi; Genovesi, Badini I e Spadoni; Biagi, Della Valle, Badini II, Perin, Bertoli.

BOLOGNA II – Gianese; Palmieri e Baldi; Alberti, Dell’Acqua e Fini; Ponti, Scaroni, Carani, Labretti e Badini IV.

10 novembre 1919

Modena - Bologna 0-0

La tanto attesa gara giocata davanti ad un pubblico spaventoso, è terminato, come noi, unici tra tutti i giornali politici e sportivi, avevamo predetto con esito pari, anzi nullo, perchè nessuna delle due squadre è riuscita a segnare alcun punto. Nè in verità occorreva essere profeti nel prevedere un gioco caotico e individuale, più che di linea, che avrebbe dovuto necessariamente infrangersi, come è avvenuto, contro le difese, ambedue forti, decise, quasi infallibili. Si è avuto qua e là qualche minuto di legamento, ma poi è prevalso il gioco confuso, che sarebbe diventato anche pesante, se l’arbitro, signor Gama, uno dei migliori che oggi calchino i campi di Football, non fosse stato inesorabilmente severo. La squadra del Bologna, venuta a Modena preceduta da grande fama, fu realmente migliorata da quello che era, dopo l'innesto del randagio Perin, di Bertoli, di Biagi e di Zecchi, ma è ancora ben lontana da quella tecnica, che sola potrebbe farle competere vittoriosamente le prossime semifinali. È bastato tenere testa, da pari a pari, la nostra squadra improvvisata in un mese di gioco, priva di grandi nomi, con un Forlivesi, che non ha potuto ancora allenarsi e con un Bigi, centro-half, un Degoli, un Pedrazzi che non contano 18 anni d’età. Nel primo tempo la superiorità è stata in complesso del Bologna, il quale è riuscito assai minaccioso anche nel primo quarto d’ora della ripresa, tanto che Borgetti e Boni, il miglior uomo in campo, hanno avuto un duro lavoro, ma poi i nostri hanno preso il sopravvento e lo hanno mantenuto sino alla fine, impegnando Modelli e i due bravi terzini bolognesi in un lavoro assiduo ed estenuante per difendere la porta seriamente minacciata. Gli uomini che più ci hanno soddisfatto del Modena sono stati: Borgetti, che finalmente ha avuto modo di dimostrare la sua classe e il suo valore; Boni e Vacondio, che formano una coppia di terzini fortissimi: il primo di una precisione potente e calmissimo anche nelle situazioni più critiche e l'altro tutto impeto, tutta foga con un bellissimo gioco di testa.

Perin, il migliore dei bolognesi.

Benassati e Bigi sono stati instancabili e di grande rendimento, frutto senza dubbio dell’allenamento razionale che questi due atleti hanno fatto la settimana, e buono anche il Degoli, un vero torello. Della prima linea non possiamo tessere le lodi, poiché casa non s’è ritrovata, ma a sua attenuante dobbiamo dire che ha dovuto cozzare contro Badini I,  il quale ha tenuto magnificamente il posto di centro-sostegno e contro Zecchi e Rossi, due terzini veramente ottimi. Genovesi ha assolto assai bene il suo compito marcando inesorabilmente Forlivesi e buono anche lo Spadoni. La prima linea rosso-bleu, della quale si diceva tanto bene, non ha assolto invece il suo compito, delle due ali Bertoli non era forse in giornata e Biagi non c’è apparso un gran che e il centro Badini II, che conoscevamo come disordinato ma potente calciatore, non è stato bravo altro che a gettarsi a terra e a fingere d’essere stato caricato violentemente, ad esempio da Marsciani, che pesa venticinque chili meno di lui. Da Della Valle aspettavamo di più perchè egli ha sbagliato anche due facili palloni, e Perin, il quale deve aver capito come non si possa venire impunemente a giocare contro i suoi compagni e contro la società e il pubblico, che per cinque anni lo hanno ospitato, protetto e favorito in tutti i modi, il randagio Perin è stato il migliore degli avanti bolognesi e c’è voluta tutta l’abilità di Borgetti a parare alcuni suoi tiri insidiosissimi. Così con esito pari è terminata questa gara, che si presentava gravissima per il Modena, e con nessun incidente tra i giocatori, i quali si sono comportati cavallerescamente. Qualche incidente invece s’è avuto tra il pubblico, nel quale si annoveravano oltre ottocento bolognesi, venuti nella fiducia di assistere ad una vittoria dei loro colori, ma senza gravità eccessiva e ciò torna ad ampia lode dei dirigenti delle due Società, che hanno messo in opera tutta loro autorità per frenare quella morbosità e quegli attriti che proprio non hanno ragione di esistere nelle competizioni sportive.

10/11 novembre 1919 

L'ultima giornata del girone di andata del campionato italiano di foot-ball. Nel numero di ieri sera non abbiamo potuto dare l’annuncio dei risultati dei due matches di foot-ball disputati dai giallo-bleu del Modena contro i rosso-bleu del Bologna. La cronaca è breve: mentre le riserve hanno giuocato con una certa calma e quelle del Modena hanno potuto nettamente imporsi agli avversari per giuoco brillante degli attaccanti e dei secondi e per il giuoco redditizio e potente del tiro di difesa. Il match tra le prime squadre ha assunto il carattere d’ogni contesa tra petroniani e geminiani vale a dire giuoco caotico, falloso e naufrago d’ogni tecnica. Solo la presenza di un arbitro come Gama poteva evitare che la gara degenerasse. Il risultato è conforme allo svolgersi dell'incontro, la vittoria dell’una o dell’altra squadra, sia pure per un solo goal, dovremmo oggi ascriverla più alla fortuna che alla superiorità. Nel primo tempo i bolognesi hanno dominato; nella ripresa la situazione si è completamente capovolta e i giallo-bleu, specie nell'ultimo quarto d’ora, sono stati ben minacciosi. Di entrambe le squadre ci piacque la difesa, fortissima nel Modena nel Boni, nel Vacondio e in Borgetti, nel Bologna nei due terzini. L'attacco modenese fu completamente nullo e sciupò varie occasioni. Ma crediamo che buona colpa anche alla seconda linea che, come giuoca magnificamente in difesa, trascura completamente il giuoco degli avanti. Dei forwards del Bologna ci piacque il Perin e l'ala destra Biagi e degli half, Badini I e Genovesi, un'ottima promessa.      

Da La Gazzetta dello Sport del 13.11.1919

I Modenesi non perdoneranno mai a Perin di essere passato a giocare nelle file dei rivali del Bologna. Lo hanno dimostrato domenica accogliendo il brillante forward al suo apparire in campo a suon di fischi ed incoraggiandolo… a modo loro. Bisogna sapere che Perin, militare a Modena durante la guerra e sul punto di partire per l’Albania, dove l’attendeva la malaria o forse qualche disgrazia peggiore, mercè l’interessamento di un noto mecenate del Modena potè ottenere di restare in Italia. Perin ha quindi gravemente peccato di ingratitudine e merita per lo meno di non vincere quando gioca contro il suo vecchio club, come difatti è accaduto domenica scorsa. L’esito nullo del match Modena-Bologna ha allietato tutti gli appassionati geminiani, che vedono di già aperta la via d’ingresso alle semifinali alla squadra del loro cuore. E’ bene sapere che il Modena non aveva quest’anno grandi aspirazioni, perché ritornati per motivi di puro sport alle loro squadre i simpatici Ara, Parodi e Leone e partiti per altri motivi Fresia e Perin, il Modena, ripetiamo, desiderava soltanto di non precipitare nella Promozione, il che equivaleva a dire morire. Finito il match la Direzione e la Commissione Tecnica hanno riunito a banchetto i giocatori di prima squadra e le riserve. La serata è passata fra la più chiassosa allegria. Si rise anche assai delle inutili precauzioni dei petroniani, scesi a Modena con una squadra del Comando Supremo, capitanata da Testoni il quale, per giustificare la sua permanenza nel quartiere dei giocatori, si è fatto passare per masseur delle squadre in campo. Per la verità possiamo assicurare che l’umile carica era affidata ad altra persona e i maigni sussurrano allora che l’atleta bolognese aveva l’incarico di amssaggiare le… teste a coloro che avessero osato di calare la mano sulla piccola testa del più piccolo fedifrago Perin.

Da La Gazzetta dello Sport del 15.11.1919

FIGC – COMITATO REGIONALE EMILIANO

Bologna, Via Musei n. 1, tel. N. 20-27

Questo Comitato nella seduta del 12 corrente ha deliberato quanto segue. Andamento gare: a seguito di incidenti verificatisi in occasione della partita di campionato del 9 corrente a Modena, considerato che ad essi rimasero estranei arbitro e giocatori; che non accaddero durante la gara ma dopo il termine di questa; che si svolsero soltanto fra il pubblico e quasi esclusivamente fuori dal campo di giuoco; riconoscendo la buona fede dei dirigenti del Modena F.B.C. e la solerte opera di pacificazione da essi svolta; senza adottare perciò nessuna sanzione a carico della società ospitante, si deplora altamente il contegno del pubblico modenese, che ha rinnovato un’antica e triste consuetudine che qualora venisse confermata in avvenire da consimili fatti, non mancherebbe di costringere a prendere provvedimenti adeguati.

Bernardo Perin

da Modena F.C. Il bello di cent’anni

Attaccante vicentino di nascita e di estrazione calcistica, Bernardo Perin giunse al Modena nel 1914 per rinforzare l’attacco canarino privo di un centravanti degno di tal nome. Il Presidente San Donnino gli procurò un posto da garzone in una bottega da fornaio in Via Canalchiaro e il giovane vicentino, diciassettenne, si divideva tra lavoro al mattino e allenamenti, il pomeriggio. Con l’arrivo di Fresia che lo costrinse a utilizzare entrambi i piedi, Perin diventò uno dei più forti interni sinistri del paese, brillando nel Modena che vinse la Coppa Emilia nel 1917. Convinto dalle lusinghe del Bologna a trasferirsi sotto le Due Torri, fatto che presso i tifosi modenesi gli costò l’accusa di traditore della patria: per quanto fossero soldi, 2 lire non erano tante. Molto probabilmente l'apertura di un'attività a Bologna fu il passo decisivo, visto che in quei momenti le regole federali prevedevano sia l'obbligatorietà della qualifica di "socio", sia l'obbligo della residenza. La vicenda del "tradimento", fu in seguito "aggiustata" con il prestito in un'amichevole contro una squadra svizzera, precisamente il Fussballclub Sankt Gallen. Perin divenne una vera bandiera del club felsineo, indossando la cui maglia vinse due scudetti, arrivando anche a vestire la maglia della Nazionale per 4 volte.

Stagione
Squadra
Campionato
Coppe naz.
Coppe euro.
Altre coppe
Totale
Com Pres Reti Com Pres Reti Com Pres Reti Com Pres Reti
Pres
Reti
1919-1920
Bologna
1C
18
13
-
-
-
-
-
-
-
-
-
18
13
1920-1921
Bologna
1C
18
10
-
-
-
-
-
-
-
-
-
18
10
1921-1922
Bologna
1C
15
2
-
-
-
-
-
-
-
-
-
15
2
1922-1923
Bologna
1D
21
16
-
-
-
-
-
-
-
-
-
21
16
1923-1924
Bologna
1D
23
4
-
-
-
-
-
-
-
-
-
23
4
1924-1925
Bologna
1D
25
8
-
-
-
-
-
-
-
-
-
25
8
1925-1926
Bologna
1D
20
9
-
-
-
-
-
-
-
-
-
20
9
1926-1927
Bologna
DN
27
4
-
-
-
-
-
-
-
-
-
27
4
1927-1928
Bologna
DN
29
8
-
-
-
-
-
-
-
-
-
29
8
1928-1929
Bologna
DN
2
1
-
-
-
-
-
-
-
-
-
2
1
1929-1930
Bologna
A
12
0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
12
0


210
75


-
-


-
-


-
-
210
75
Legenda:
1C – 1ª Categoria (massima serie).
1D – 1ª Divisione (massima serie).
DN – Divisione Nazionale (massima serie).
A – Serie A





Bernardo Perin (Arcugnano (VI), 5 dicembre 1897 – Bologna, 18 aprile 1964). 210 presenze nel Bologna tra 1C / 1D / DN / Serie A e 75 gol, dall'esordio, 26 ottobre 1919, al ritiro, 13 luglio 1930 (ma rimase tesserato fino al campionato 1930-1931). Per una decade interno del Bologna e trascinatore dell'attacco, con i rossoblù ha vinto 2 scudetti (1924-25; 1928-1929). Con la Nazionale 4 presenze e 0 reti.

BERNARDO PERIN IN NAZIONALE
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Italia - Svizzera 2-1, 6 marzo 1921, ore 15:00
Amichevole
Arbitro: Marcel Slawick (Francia)
Spettatori: 12.000, Campo di viale Lombardia, Milano (Milan)
Reti: 1:0 (5') Enrico Migliavacca, 1:1 (14') Ugo Fontana, 2:1 (58') Luigi Cevenini
ITALIA: Piero Campelli (Internazionale F.B.C., Milano); Virginio Rosetta (U.S. Pro Vercelli), Renzo De Vecchi (Genoa C. & F.C.) (cap.); Ettore Reynaudi  (F.B.A. Novara), Carlo Carcano (U.S. Alessandria), Cesare Lovati (Milan F.B.C.); Enrico Migliavacca (F.B.A. Novara), Luigi Cevenini  (Internazionale F.B.C., Milano), Angelo Mattea  (U.S. Torinese, Torino),  Aristodemo Santamaria (U.S. Novese) [38' Bernardo Perin  (Bologna F.B.C.)], Augusto Bergamino (Genoa C. & F.C.) - Commissione tecnica della Federazione.
SVIZZERA: Alfred Berger (Servette F.C., Genève); Gustav Gottenkieny (Grasshopper-Club, Zürich), Otto Fehlmann (Servette F.C., Genève) (cap.); Ernst Kaltenbach (F.C. Basel), Paul Schmiedlin (F.C. Bern), Aaron Pollitz (F.C. Old Boys, Basel); Max Brand (F.C. Bern), Georges Kramer (Grasshopper-Club, Zürich), Ugo Fontana (F.C. Winterthur), Karl Meyer (F.C. Young Fellows, Zürich), Charles Inaebnit (Grasshopper-Club, Zürich).
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Olanda - Italia 2-2, 8 maggio 1921, ore 15:00
Amichevole
Arbitro: Charles Barette (Belgio)
Spettatori: 30.000, Het Nederlandsche Sportpark (Het Oude Stadion), Amsterdam
Reti: 0:1 (2') Giuseppe Forlivesi, 0:2 (49') Luigi Cevenini, 1:2 (80') Jan Van Gendt, 2:2 (84') Dé Kessler
OLANDA: Henk Van Tilburg (N.O.A.D., Tilburg); Henri Baay (H.F.C., Haarlem), Piet Stevens (Willem II, Tilburg); Miel Campioni (H.V.V., Den Haag), Ben Hoogstede (N.A.C., Breda), Henk Steeman (R.V. & A.V. Sparta, Rotterdam); Jan De Natris (A.F.C. Ajax, Amsterdam) David Buitenweg (U.V.V., Utrecht), Jan Van Gendt (A.V.V. De Spartaan, Amsterdam), Dé Kessler (H.V.V., Den Haag) (cap.), Wim Gupffert  (A.F.C. Ajax, Amsterdam) - All. Frederick 'Fred' Warburton (England)
ITALIA: Piero Campelli (Internazionale F.B.C., Milano); Virginio Rosetta (U.S. Pro Vercelli), Renzo De Vecchi (Genoa C. & F.C.) (cap.); Ettore Reynaudi (F.B.A. Novara), Luigi Burlando (S.G. Andrea Doria, Genova), Ottavio Barbieri (Genoa C. & F.C.); Enrico Migliavacca  (F.B.A. Novara), Luigi Cevenini (Internazionale F.B.C., Milano), Pio Ferraris (Juventus F.B.C., Torino), Aristodemo Santamaria (U.S. Novese) [42' Bernardo Perin (Bologna F.B.C.)], Giuseppe Forlivesi (Modena F.B.C.) - Commissione tecnica della Federazione.
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Austria - Italia  0-0, 15 Aprile 1923, ore 15:00
Amichevole
Arbitro: Wolf Boas (Olanda)
Spettatori: 85.000, Hohe Warte, Wien, Vienna
AUSTRIA: Karl Ostricek (A.S.V. Hertha, Wien); Emil Regnard (S.K. Rapid, Wien), Josef Blum (First Vienna F.C., Wien); Karl Kurz (W.A.S., Wien), Josef Brandstätter (S.K. Rapid, Wien) (cap.), Leopold Nitsch (S.K. Rapid, Wien); Karl Wondrak (S.K. Rapid, Wien), Johann Richter (S.K. Rapid, Wien), Richard Kuthan (S.K. Rapid, Wien), Ferdinand Swatosch (W.A.S., Wien), Ferdinand Wesely (S.K. Rapid, Wien) - All. Hugo Meisl
ITALIA: Giuseppe Trivellini (Brescia F.B.C.); Umberto Caligaris (Casale F.B.C., Casale Monferrato), Renzo De Vecchi (Genoa C. & F.C.) (cap.); Ottavio Barbieri (Genoa C. & F.C.), Luigi Burlando (Genoa C. & F.C.), Giuseppe Aliberti (F.B.C. Torino); Enrico Migliavacca (F.B.A. Novara), Adolfo Baloncieri (U.S. Alessandria), Giovanni Moscardini (U.S. Lucchese, Lucca), Luigi Cevenini (Internazionale F.B.C., Milano), Feliciano Monti (A.C. Padova) [46' Bernardo Perin  (Bologna F.B.C.)] - Commissione tecnica della Federazione.
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Cecoslovacchia  - Italia  5-1, 27 maggio 1923, ore 15:30
Amichevole
Arbitro: Heinrich Retschury (Austria)
Spettatori: 25.000, Letenský Stadion (Sparta), Praha, Praga
Reti: 1-0 (18') Josef Sedláček, 2-0 (32') Josef Sedláček, 3-0 (41') Josef Sedláček, 4-0 (44') Jan Dvořáček, 4-1 (52') Giovanni Moscardini, 5-1 (80') Karel Koželuh
CECOSLOVACCHIA: František Peyr (A.C. Sparta, Praha); Antonin Hojer (A.C. Sparta, Praha), Emil Seifert (S.K. Slavia, Praha); František Kolenatý (A.C. Sparta, Praha), Karel Pešek (A.C. Sparta, Praha) (cap.), Jaroslav Červený (A.C. Sparta, Praha); Josef Sedláček  (A.C. Sparta, Praha), Antonín Janda (A.C. Sparta, Praha), Karel Koželuh (A.C. Sparta, Praha), Jan Dvořáček (A.C. Sparta, Praha), František Císař (A.F.K. Union Žižkov, Praha) - All. Josef Fanta
ITALIA: Giuseppe Trivellini (Brescia F.B.C.); Umberto Caligaris (Casale F.B.C., Casale Monferrato) [46' Cesare Martin (F.B.C. Torino)], Renzo De Vecchi (Genoa C. & F.C.) (cap.); Guglielmo Brezzi (U.S. Alessandria); Luigi Burlando (Genoa C. & F.C.), Giuseppe Aliberti (F.B.C. Torino); Enrico Migliavacca (F.B.A. Novara), Adolfo Baloncieri (U.S. Alessandria), Giovanni Moscardini (U.S. Lucchese, Lucca), Bernardo Perin (Bologna F.B.C.), Alberto Pozzi (Bologna F.B.C.) - Commissione tecnica della Federazione.