martedì 31 luglio 2012

Maglie tradizionali, GRAZIE



Gentili Macron e Bologna F.C., vogliamo portare più rispetto alla maglia rosso-blu? Vogliamo, per cortesia, tornare nel solco della tradizione? Sappiate che non apprezziamo per nulla le maglie proposte per la stagione 2012-2013 – già siamo costretti a sopportare l'obbrobrio di sponsor enormi e invadenti, un autentico sfregio. La maglia del Bologna Football Club non è una semplice divisa con la quale tentare improbabili esperimenti estetici, ma è un manto sagrado, come si usa dire in Brasile, paese di passioni e grandi tradizioni calcistiche. La maglia è parte integrante di una gloriosa Storia ultracentenaria. È un simbolo di orgoglio e tradizione, è l'ultimo caposaldo rimasto in questo football mercenario. Non potete trattarci come gli ultimi dei peones. Se non avete più voglia e interesse di occuparvi a tempo pieno del nostro Glorioso club, siete pregati di farvi da parte, voi e chi gestisce il marketing/merchandising per conto del BFC. A destra, la storica Maglia a quattro bande verticali rosso-blu del Bologna F.C, con calzoncino bianco e calzettone blu con risvolto rosso. E' la nostra tradizione, quella unanimemente condivisa dalla tifoseria tutta. E' la maglia che deriva dalla famosa casacca a quarti rosso-blu importata da Arrigo Gradi nel 1909, quando fece ritorno in patria dal collegio svizzero dove era stato mandato a studiare. Il collegio, da una ricerca del giornalista Massimiliano Boschi, non risulta essere lo Schönberg di Rossbach che per anni abbiamo letto sui libri di storia rosso-blu (Rossbach non esiste in Svizzera), ma l'ex collegio Wiget di Rorschach, piccola cittadina di 8 mila anime adagiata sul lago di Costanza, quasi al confine con l'Austria, nel cantone di San Gallo.
Si chiama "Bologna Football Club". In quell'atto di nascita ci sono rango e censo, un blasone antico, una radice genealogica. E quel BFC oro in campo rossoblu impone rispettabilità da araldica calcistica. E' uno stemma nobiliare, un simbolo dinastico. Bologna F.C.: oltre un secolo di vita, un passato di gloria. Queste sono le maglie che a noi piacciono. T.I.M.F. 2012 — a Bologna.
La maglia bianca con banda rosso-blu trasversale.


Maglia Rosso-Blu Home; Maglia Away Bianca con banda orizzontale Rosso-Blu; Maglia da portiere Blu con colletto rosso, calzoncini Blu più chiaro, tipo jeans; Maglia rossa con calzoncini blu del Bologna inizio anni '70, tanto cara a molti tifosi. Le maglie che a Noi piacciono. A destra la away bianca con banda trasversale: il Bologna la indossò a partire da fine anni Cinquanta fino ai primissimi anni Ottanta; poi, per alcuni anni, fu accantonata. Una maglia superba nella sua semplicità, bellissima per stile ed eleganza. Alcune fonti riportano che a volerla fortemente come prima maglia del Bologna fu Luis Carniglia, il grande allenatore porteño dei rosso-blu negli anni '60. Difficile dare credito a questa tesi, anche perché Carniglia fu un ex giocatore del Boca Juniors. In realtà la maglia con banda rosso-blu trasversale venne indossata già parecchi anni prima dell'arrivo sulla panchina bolognese dell'allenatore argentino. Il modello di riferimento fu sicuramente quello delle maglie in voga in Sud America: River Plate e Vasco da Gama su tutte. Da quelle divise di gioco si prese esempio e fu un successo: la storica maglia verde, che per decenni fu la seconda divisa ufficiale del B.f.c., venne piano piano accantonata a favore della bianca con banda trasversale. Il Bologna, come anche altre squadre negli anni Sessanta, giocò per anni tantissime partite casalinghe in maglia bianca, per dovere di ospitalità verso la squadra avversaria.

Anni Settanta

Una usanza che andò scemando negli anni settanta, quando si tornò a giocare tra le mura del vecchio Comunale con la tradizionale divisa rosso-blu. In seguito, dagli anni Ottanta in poi, la maglia bianca con la banda trasversale venne abbandonata per lasciare spazio ad altri modelli stilistici. Negli anni Novanta, con l'avvento del presidente Giuseppe Gazzoni Frascara, la celebre divisa venne ripresa come maglia da trasferta: banda molto più larga rispetto a quella in uso negli anni Sessanta, ma che riportava ugualmente a grandi ricordi del passato, quello che ci voleva in un periodo tra i più bui nella storia del sodalizio bolognese. Resistette come seconda maglia per qualche stagione, fino al ritorno in Serie A, poi venne alternata negli anni ad altre divise da trasferta. Da qualche campionato è tornata ad essere la seconda maglia ufficiale del Bologna, riscontrando sempre un enorme gradimento da parte della tifoseria tutta.

La maglia rossa anni Settanta


La maglia rossa con calzoncini blu. Una divisa introdotta all'inizio degli anni Settanta e usata in diverse occasioni importanti nella storia del club: in rosso il Bologna vinse la Coppa Italia contro il Torino nel 1970, e perse la finale dell'Anglo-Italian Cup nel 1971 contro il Blackpool di Alan Suddick. Una maglia sicuramente tra le più celebri e tradizionali del Bologna, anche se per la verità poco usata negli anni e, alcune volte, riproposta in maniera errata (gli appassionati di maglie del Bologna, ricorderanno sicuramente il completo interamente rosso con inserti bianchi usato a metà del primo decennio degli anni Duemila). Senza alcun dubbio, la maglia rossa più bella nella storia del Bologna F.C. è stata quella usata nella sfortunata finale dell'Anglo-Italian Cup del 1971, persa al Comunale di Bologna contro il Blackpool. Era una divisa semplice ma di grande impatto estetico. I tifosi ancora oggi la ricordano e spesso chiedono sia ripristinata come seconda maglia ufficiale. Il dettaglio della coccarda della Coppa Italia la arricchiva e la rendeva ancora più bella, meno 'vuota', dato che il Bologna, dagli anni Trenta in poi, non usò più nessun logo sociale sulle maglie di gioco (tradizione poi ripristinata dal presidente Corioni e dalla Uhlsport nel 1988-1989, al ritorno del club in Serie A). È una divisa di gioco rara da vedere, anche tra i collezionisti di maglie storiche rosso-blu: una originale è conservata dai vecchi giocatori del Blackpool e viene esposta nelle ricorrenze in una teca assieme ad altri cimeli che celebrano l'unica vittoria internazionale dei "Tangerines". Altre, tranne quella di Bologna Match Worn Shirts, non se ne conoscono almeno, io non ne ho mai vista una in una sola collezione.

Anni 2000

La maglia rossa in seguito fu riproposta all'inizio degli anni Duemila, ma senza grande successo. Anzi, fu accolta da diverse polemiche in quanto più che ricordare la maglia degli anni Settanta era più simile alle casacche del Piacenza o dell'Ancona: completo interamente rosso, con diversi inserti bianchi intorno al colletto e sui fianchi. Per nulla simile al modello originale. La rossa più bella mai riproposta è stata sicuramente quella dell'annata 2006-2007. È la maglia che si è avvicinata di più alla rossa dei Settanta: veramente ben fatta, ottima a livello estetico. Si spera che venga riproposta presto, perché senza dubbio alcuno è una del più belle divise mai indossate nella storia dal Bologna F.C. P.S. Negli anni Duemiladieci, il collezionista "Bologna Match Worn Shirt" ha recuperato una splendida maglia rossa n. 8 del 1970-1971, appartenuta probabilmente a Francesco Rizzo o a Giacomo Bulgarelli. La maglia è in ottime condizioni: di un rosso vivace di grande impatto, con la coccarda tricolore della Coppa Italia che conserva intatti i propri colori e la propria forma. Maglia splendida se ce n'è una. Abbinata ai calzoncini blu è davvero una delle più belle divise away di sempre del Bologna F.C.

La leggendaria maglia verde scelta in onore del Rapid Wien


La celebre seconda maglia verde con colletto e pantaloncini neri scelta in onore del Rapid Vienna , che il Bologna indossò nel 1924-25, l'anno del primo storico tricolore rosso-blu. La maglia verde rimase la divisa di riserva del Bologna alternata alla bianca con banda trasversale rosso-blu (o con banda orizzontale negli anni '30 e '50) fino agli inizi degli anni Sessanta. Fu riproposta negli anni '80 e nell'anno del centenario del club con pantaloncini verdi (nel primo caso) e finiture rosso-blu, non nere. È una maglia di grande fascino, con una storia molto particolare che ne accompagna la fama che merita di essere raccontata. Come già accennato, il 27 marzo 1921 scese al Campo Sterlino il Rapid Wien di Josef Uridil, Edi Bauer e Josef Brandstätter, all'epoca una delle squadre più forti d'Europa, l'élite del calcio austriaco e danubiano. Il Rapid era allenato da una leggenda del calcio dell'Ostmark: Dionys Schönecker, soprannominato in patria "Mister Rapid". Era una squadra di formidabili campioni che a fine campionato si sarebbe laureata campione d'Austria davanti agli odiati rivali del Wiener Amateur SV. Il Bologna di quei tempi era una squadra che possedeva una struttura di base di prim'ordine: proprio in quell'annata arrivò a giocare, per la prima volta nella sua storia, la finale di Lega Nord contro la Pro Vercelli per l'accesso alla finale nazionale (partita poi persa a Livorno sul campo di Villa Chayes, immeritatamente e tra parecchie polemiche). Ma in quella domenica di fine marzo, i rosso-blu furono letteralmente dominati dal gioco veloce e pieno di preziosismi tecnici dei giocatori viennesi (da ricordare che in quegli anni gli austriaci fecero mangiare il pane duro alla nostra Nazionale: il calcio danubiano era una vera e propria scuola, di caratura tecnica superiore a quella degli azzurri).

Scuola danubiana


L'Italia ottenne  la prima vittoria contro i bianchi d'Austria solo nel 1931, dopo vent'anni di risicati pareggi e brucianti sconfitte, alcune delle quali clamorose. Il pubblico dello Sterlino, che già negli anni Venti era amante del bel gioco, tributò un'ovazione ai viennesi di Hütteldorf. Quella vittoria superba del Rapid a Bologna rimase impressa tra i tifosi e i dirigenti del club rosso-blu: il dirigente del Bologna Enrico Sabattini, nel 1925, prima della terza finale di Lega Nord contro il Genoa giocata sul campo del Milan in viale Lombardia, dovendo il Bologna cedere il passo sulla divisa di gioco in quanto il Genoa era campione d'Italia in carica, si recò in un magazzino di Milano di articoli sportivi a scegliere le nuove divise di gioco. Le scelse di color verde scuro con un colletto sottile rifinito in nero, con i pantaloncini neri e i calzettoni verdi con risvolto nero. Esattamente come la prima maglia tradizionale del Grande Rapid, quella che indossarono i campioni viennesi in quel pomeriggio del 1921, nel match che incantò i diecimila spettatori dello Sterlino.

Di Enrico Sabattini


"Il Genoa aveva indossato una maglia bianca con strisce rossoblu; insomma è destino: chi indossa la maglia bianca perde. Voi sapete quanto siano affezionati alle cabale giocatori e tifosi; tutti sono concordi: non più la maglia bianca. Nella « bella » il Bologna (tenuto a cambiare maglia perché il Genoa è campione) dovrà indossare una maglia di altro colore: tale è l'imperativo unanime al quale si inchina anche la direzione del Bologna. E così io vengo inviato giovedì mattina a Milano perché acquisti undici maglie colorate e perché fissi le camere in un albergo situato in una posizione tranquilla. La Lega Nord ha già stabilito che la finalissima si svolga a Milano sul campo del Milan in viale Lombardia (con eventuali due tempi supplementari) domenica 7 giugno, arbitro l'avv. Mauro. lo mi porto a Milano ed in un grande magazzino del Corso trovo un vasto assortimento di maglie sportive di tutti i colori: non v'è che l'imbarazzo della scelta; mi sovviene allora che alcuni anni prima il Rapid di Vienna sceso allo Sterlino in maglia verde e calzoncini neri lasciò in tutti una grande impressione di possanza e di invincibilità. Ebbene sia il verde, il colore della speranza, quello che possa dare al Bologna lo scudetto. Scelsi maglie di cotone (per ragioni di economia e perché il caldo si faceva già sentire) di un bel color verde scuro, con intorno alla scollatura un sottile bordo nero e naturalmente acquistai anche i calzoncini neri. Indi alla ricerca di un albergo con tutti i requisiti desiderati: lo trovai in Piazza Fontana (Albergo Commercio n. 5) e prenotai senz'altro le camere per la sera del prossimo sabato. E con il mio grosso involto me ne tornai a Bologna. Debbo dire che a tutti piacque il colore delle maglie: meno male, la mia missione era finora andata bene".

Domenica, 27 marzo 1921, Campo Sterlino

Rapid batte Bologna 4-1 (1-0)

Bologna, 27 notte.

Oggi Bologna, sul campo dello Sterlino, ha ospitato la forte squadra, austriaca Rapid di Vienna. Questa squadra è prima nella classifica, con un punto di vantaggio sul Wiener Amateur. Il Rapid ha dato oggi sul campo del Bologna una ammirevole dimostrazione di tecnica e di superiore abilità. Di fronte ad essa il Bologna, che pure ha giuocato tutt'altro che male, ha potuto fare ben poco, forse anche per un senso di timore da cui sono stati presi i giuocatori di fronte a cosi rinomati avversari. Questi infatti detengono meritatamente il titolo di campioni austriaci e tra la loro file vi sono ben cinque internazionali. La loro squadra colpisce gli spettatori per la saldezza dell'inquadratura, l'amalgama delle linee e degli uomini e per l'ordinato svolgimento delle azioni. Nel primo tempo il Rapid con passaggi veloci e decisi riesce a segnare un primo punto al 25.o minuto. Il Bologna si rinserra allora tutto in difesa e nel rimanente del primo tempo non permette più agli avversari di segnare. Nella ripresa il Bologna al 10.° minuto con una bella azione combinata da Pozzi e Della Valle ottiene il pareggio per merito di quest'ultimo. Ma successivamente il Rapid porta prolungati attacchi alla porta dei rossobleu bolognesi e riesce a marcare altri tre punti. Così la partita ha avuto termine con quattro ad uno. Ottimo l'arbitraggio del dottor Pasquinelli.

Le formazioni:

Bologna: Modelli; Rossi, Zecchi; Spadoni, Baldi, Genovesi; Pozzi, Perin, Alberti, Della Valle II, Della Valle I. All. Hermann Felsner. 
Rapid: Kraupar; Dittrich 'Gigerl', Schediwy II; Klär, Brandstätter I, Nitsch; Wondrak, Uridil, Witka, Bauer, Körner 'Krczal'. All. Dionys Schönecker
Marcatori: 0:1 Karl Wondrak 11', 1:1 Mario Della Valle II 55', 1:2 Eduard Bauer (?), 1:3 Karl Wondrak 75', 1:4 Heinrich Körner 'Krczal' 88' 
Arbitro: dr. Luigi Pasquinelli
Spettatori: 10.000

IL RAPID A BOLOGNA.

Dal Wiener Sportagblatt

Da uno dei partecipanti al viaggio.


Dopo il resoconto degli Amateure, prima squadra austriaca ad aver giocato sul suolo italiano dopo la guerra (durante il Natale), ci accingemmo a riprendere i contatti con l’Italia con un certo scetticismo. Invece ogni riserva fu sciolta sin dal giovedì mattina, quando passammo Pontebba, dove ci accolse una delegazione del F.C. Bologna guidata dal Dott. Felsner, ex giocatore del Graz A.C. e del Wiener SK. Dopo aver traversato i campi di battaglia di Gorizia, giungemmo a Trieste dove pernottammo; il giorno dopo, il viaggio verso Venezia proseguì a bordo di un traghetto a vapore. Dopo un imbarco rapido, ebbe inizio la nostra splendida gita marittima con le migliori condizioni di mare. Passammo il Lido verso le due e mezza del pomeriggio e presto sbarcammo a Venezia. Qui fu sfruttato ogni minuto per visitare tutte le meraviglie del luogo, come il Palazzo Ducale eccetera. Mezza giornata fu trascorsa in spiaggia al Lido; la sera del giorno successivo proseguimmo verso Bologna, dove arrivammo alla mezzanotte del sabato. E difficile descrivere ciò che si svolse alla stazione di Bologna, rispettivamente davanti alla stazione. Inanzitutto ci fu il saluto ufficiale da parte del comitato di direzione del club, con un triplice ‘hip-hip-hip-urrà’! Seguì il saluto dei due capitani, al che si formò un corteo trionfale che ci accompagnò dalla stazione all’Hotel Regina: davanti i giocatori del Rapid con gli accompagnatori, seguiti da circa 200 membri del Bologna, che intonarono una canzone dietro l’altra e riempirono gli ospiti di ‘hip-hip-hip-urrà’. Tutte le finestre si spalancarono al nostro passaggio, che prese le sembianze dell’ingresso di un eroe. Naturalmente andammo immediatamente a letto. Domenica pomeriggio visitammo tutte le attrazioni di Bologna, il Duomo, l’Università, eccetera, naturalmente accompagnati dai signori del Bologna F.C. E ora alla partita stessa: si poté dedurre dalle pagine della ‘Gazzetta dell Sport’ con quanta precisione questo foglio fosse informato sulle condizioni dei viennesi. Questo giornale è pieno di elogi per gli Amateure, nonché per le prestazioni dei giocatori del Rapid nei precedenti incontri contro le squadre italiane. La Gazzetta fu dispiaciuta di non poter salutare Kuthan, mentre per il resto sottolineò la superiorità sulla carta del Rapid rispetto al Bologna – superiorità tuttavia da dimostrare sul campo! Lo stadio del F.C. Bologna è sito in una posizione ideale a circa venti minuti dal centro della città ed è circondato da una tribuna di cemento di cento metri di lunghezza. Il campo di gioco ha la lunghezza prescritta, tuttavia la larghezza è di soli 54 metri, il che rappresentò un discreto svantaggio per i viennesi; inoltre il terreno era molto duro.

Le formazioni in campo

Le seguenti squadre si schierarono agli ordini dell’arbitraggio indulgente del dott. Pasquinelli:

Bologna: Modelli; Rossi, Zecchi; Spadoni, Baldi, Genovesi (nazionale); Pozzi, Perin (nazionale), Alberti, Della Valle III, Della Valle II. All. Hermann Felsner. 
Rapid: Kraupar; Dittrich 'Gigerl', Schediwy II; Klär, Brandstätter I, Nitsch; Wondrak, Uridil, Witka, Bauer, Körner 'Krczal'. All. Dionys Schönecker

Il Rapid si dimostrò largamente superiore al suo avversario da ogni punto di vista, destando la migliore impressione negli spettatori, i quali sottolinearono ogni buona azione con un applauso. A fine partita, la massa si riversò sul campo caricandosi letteralmente in spalla i giocatori del Rapid per portarli nel loro spogliatoio. Non c’è mai stata partita, bensì una lezione impartita dal maestro all’allievo. In fondo, il Rapid era stato invitato proprio a questo scopo, che fu pienamente raggiunto. Il Rapid giocò una pura partita d’esibizione, durante la quale avrebbe potuto segnare un numero di reti ancora maggiore, se avesse fatto meno accademia e abuso di finezze tecniche. Gli attaccanti si sono concessi una dimostrazione di consumata arte calcistica, in particolare Wondrak e Bauer. Grazie all’ottimo appoggio di Nitsch e Klär, Brandstätter poté particolarmente illustrarsi, risultando il migliore in campo. Dittrich e Schediwy brillarono alternativamente nelle azioni di difesa. Kraupar ebbe poco da fare, ma in alcune azioni dimostrò di essere ancora un campione.

La Maglia bianca degli anni Trenta


A destra, la riproduzione della splendida maglia bianca con banda orizzontale rosso-blu e blasone societario del "Bologna Sezione Calcio", così come era stato rinominato il Bologna Football Club, assorbito dalla "Bologna Sportiva" ideata e voluta da Leandro Arpinati dal campionato 1927-28. Questa maglia con banda orizzontale rossa e blu aveva esordito già nel 1924-25, durante le cinque epiche finali di Lega Nord contro il Genoa, fu accantonata (per motivi scaramantici, si disse all'epoca: chi giocava in bianco perdeva) a favore della nuova seconda maglia verde. Nel 1931-32, il Bologna giocò contro lo Sparta Praga nell'antica Coppa dell'Europa Centrale, indossando questa superba divisa. Come scritto in precedenza, era una rivisitazione della maglia bianca del 1925, con il collo a V al posto del colletto alla serafina con chiusura sul petto con i laccetti. Al centro della fascia orizzontale rossa e blu il logo societario con la modifica nell'acronimo: il "BSC" (Bologna Sezione Calcio) della riforma sportiva voluta da Arpinati, aveva infatti sostituito il vecchio e anglofono "BFC" (Bologna Football Club) della fondazione. La stessa maglia fu poi riproposta negli anni Cinquanta e nel 2010-2011, ma con leggere modifiche: girocollo al posto del colletto a V e niente stemma del club al centro della fascia rosso-blu orizzontale nel primo caso; colletto tipo polo di colore blu e bordini rossi nelle maniche nella divisa del 2010.

La divisa blu da portiere degli anni Sessanta/Settanta.


La più bella maglia da portiere di sempre, a mio avviso. Il Bologna non è stata la sola squadra a usare tale divisa: anche il Genoa, per esempio, spesso e volentieri e soprattutto negli anni Sessanta ha utilizzato la maglia blu con finiture rosse da portiere. Maglia speciale, di grande eleganza: interamente blu con colletto rosso a polo e polsini rossi nella versione a maniche lunghe. Nei '60 e '70 non riportava cucito nessun logo del club (il Bologna lo ripropose solo a partire da fine anni Ottanta), a differenza della maglia blu da portiere genoana che sul petto aveva lo stemma societario con il grifone. La maglia era abbinata solitamente a pantaloncini blu in tela – che risultavano più chiari a prima vista, simili a un tessuto di jeans – e a calzettoni blu con risvolto rosso. Ne risultava una divisa bellissima a livello cromatico, unica nel suo genere. Fu la maglia che spesso indossarono grandi giocatori come William Negri, il portiere della Nazionale e campione d'Italia con il Bologna nel 1963-64, o come Giuseppe Vavassori e Amos Adani (nella versione con i laccetti rossi, nel 1969-70, con Adani titolare del ruolo), protagonisti nel Bologna che si impose in Coppa Italia e nella Coppa di Lega Italo-Inglese contro il Manchester City. Questa divisa la indossò anche Attilio Santarelli, il predecessore di William Negri: celebre la sua cartolina ritratto allo stadio Filadelfia di Torino in posa con la superba maglia blu. Negli anni le maglie da portiere hanno avuto una evoluzione anche peggiore rispetto alle divise degli altri ruoli di squadra, che spesso hanno portato gli estremi difensori a vestirsi con maglie improbabili dai colori fluorescenti e disegni bizzarri. La storica maglia blu e rossa non ricordo sia stata più riproposta dal Bologna negli anni: nel 2013-14 un timido azzurro, ma nulla a che vedere con quella degli anni gloriosi. Speriamo che negli anni futuri lo sponsor tecnico del Bologna, quale esso sia, riporti in auge questa divisa dai colori meravigliosi.  

1 commento: