« Renato Dall'Ara: cinque scudetti, una Coppa Europa, una Mitropa, un Trofeo Expo di Parigi, una Coppa Alta Italia. Ma soprattutto un supremo magistero, una filosofia fatta di concetti così vitali e terreni. Uomini che ai tempi di Dall'Ara non eravate nemmeno nati, uomini che ne avete sentito parlare solo di rimbalzo: tipi come Renato Dall'Ara sono appunto l'uomo, il calcio, la vita ».
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Il Presidente |
E' morto il presidente del Bologna. Il cuore, che da lungo tempo lo insidiava e faceva temere per lui, ha finito per cedere. O per tradirlo. E' morto facendo il suo dovere di dirigente, combattendo per la sua società. Si era recato a Milano, alla Lega Nazionale, dove, a seguito di iniziativa sua personale, doveva aver luogo una riunione col presidente dell'Internazionale, alla presenza di qualche alto esponente della Lega stessa o della Federazione, allo scopo di fissare, su basi di eguaglianza, i premi da versare ai giocatori che, vincendo lo spareggio di domenica prossima, avessero riportato il titolo di Campione d'Italia. Stava per difendere una causa giusta, insomma. Era, da tempo, in condizioni di salute alquanto scosse. Già, alcuni mesi or sono, aveva avuto due attacchi cardiaci. Poi si era ripreso. E, proprio al momento in cui era scoppiata la grossa « grana » del drogaggio per la sua squadra, aveva fatto una ricaduta, la più grave di tutte. Era stato un paio di mesi a letto, poi si era recato a Napoli ed altrove, in cerca di pace e di sole, colla proibizione di occuparsi delle cose del calcio. Se fosse stato presente, forse le cose sarebbero andate diversamente a Bologna in quel frangente. Perché una bella pratica dell'ambiente se la era acquisita nei lunghi anni di presidenza del suo sodalizio e di appartenenza agli enti federali. Allo stadio della sua città non ci era più stato, per lungo tempo. Fu proprio lui, personalmente, che volle andarci domenica scorsa, per l'incontro tra i rossoblu e la Lazio, malgrado il parere contrario della sua signora e del medico curante: i quali avevano finito per accompagnarlo. Quando nello stadio stesso avvenne quel finimondo che avvenne, per l'equivoco insorto fra i termini di « spareggio e di pareggio », noi dicemmo ad un collega: « Chissà se il cuore di Dall'Ara avrà retto ad emozioni così violente e contrastanti! ». Guardammo. Al suo posto non c'era già più. Lo avevano portato via.
Emozioni fatali
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Dal libro celebrativo in ricordo di Dall'Ara. |
Gli telefonammo la sera stessa, e rispose lui medesimo, dicendo che erano tutte esagerazioni e che lui stava benissimo. Per noi, invece, gli sono state fatali proprio le emozioni di quella sera. Tanto che, a notte, incominciammo l'articolo per la seconda edizione di « Stampa Sera » di lunedì, l'altro ieri, scrivendo che i malati di cuore non avrebbero più dovuto presenziare agli incontri calcistici. Era un presagio, il nostro: un triste presagio. Ci incontrammo ancora lunedì sera stesso. Ci raccontò più cose interessanti. Era magro e tirato, ma ci pareva abbastanza rimesso, tanto che ci disse: « Forse domenica prossima sarò a Roma per la finalissima ». E' caduto, come un soldato. Facendo il suo dovere. Passava un po' per tirchio nell'ambiente. Ma, effettivamente, per il suo Bologna aveva speso un patrimonio. Rispettava il danaro, che, in gioventù, aveva sudato a guadagnare, e, quando spendeva era perché era indispensabile spendere. Ci conoscevamo da più di una trentina d'anni, e ci aveva dato prove di vera e schietta amicizia. Non aveva figli, ma aveva una moglie che lo adorava ed in ogni dove lo seguiva. Come tutti i dirigenti sportivi che sono soliti pagare di persona, ha avuto dalla sua squadra, e dalla sua società, gioie e dolori, soddisfazioni e disinganni. Schiettamente, sinceramente, la sua morte ci ha colpito, ci ha addolorato nel modo più vivo e le condoglianze che noi rivolgiamo alla sua signora ed ai parenti ed amici suoi sgorgano direttamente dal cuore. Perché noi non apparteniamo a quella schiera dilagante di persone alle quali lo sport ha saputo e potuto insegnare l'odio per coloro che la pensano diversamente da loro. Noi amiamo dire e scrivere la verità, senza odiare né svergognare nessuno. Di uomini parliamo meno che possiamo: preferiamo parlare di fatti e di cose. E ci teniamo lontani il più possibile da chi, per abitudine, esagera. Per questo, preferiamo tenere per noi la nostra commozione. La morte di Dall'Ara ha turbato il campionato mentre questo stava avviandosi al suo momento culminante. Diciamo questo, perché conosciamo bene il Bologna. Il colpo che esso ha subito è grave. La pietà — quella che qualcuno proclamava fosse morta — ha ridotto lo slancio e ridotto anche le forze morali di quella creatura che egli tanto amava: la squadra bolognese.
Un rimpianto nella felicità dei bolognesi
Hanno portato lo scudetto sulla tomba di Dall'Ara
di Enzo Masi
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Dall'Ara, al centro nella foto, ai tempi dei suoi primi
trionfi con il Bologna, festeggia nella sede del B.A.G.C.
il Torneo di Parigi, vinto contro il Chelsea nel 1937. |
Bologna, lunedi sera. Due auto si sono fermate nelle prime ore di questa mattina davanti alla sede della società rossoblu. Silenziosamente, quasi con circospezione, sono scesi due uomini, i quali sono entrati dal portone contrassegnato con il n. 8. DI li a poco ne sono usciti con un involto. Poi le vetture sono scivolate via silenziosamente come erano venute, senza dare nell'occhio e si sono confuse con il traffico. La città riecheggiava ancora dell'entusiasmo di ieri e della nottata. Alle finestre erano ancora molte bandiere rossoblu, molti drappi. Sulle nere vetture erano alcuni consiglieri del Bologna: ieri, durante la partita, avevano preso impegno solenne che nel caso di vittoria dei rossoblu avrebbero portato lo scudetto a Renato Dall'Ara, perché lo scudetto era anche suo. La Certosa era ancora deserta sotto la calura di un sole inflessibile: il fatto si sarebbe consumato nel silenzio, nel raccoglimento e, soprattutto, sommessamente. Ecco la tomba di Renato Dall'Ara, ancora circondata di fiori, di corone C'era nell'aria un profumo acuto, un sentimento di rimpianto per l'uomo che è scomparso a così breve tempo dal trionfo cui avrebbe voluto partecipare. Quando è stato aperto il cancelletto della tomba di famiglia, una sorpresa ha fermato il gruppetto di consiglieri: all'interno, alla rinfusa, giacevano una catasta di bandiere rossoblu. Certamente le avevano gettate ignoti tifosi, entrati poco prima della chiusura. Soltanto così, lo scomparso presidente ha potuto avere il suo scudetto. Se fosse stato in vita avrebbe certamente assistito — perché a Roma non lo avrebbero lasciato andare — all'esplosione delia sua città. La signora Nella, infatti, rimasta lassù in villa, ad ascoltare l'incontro di Roma ha voluto tenere accanto a sé la poltrona di Renato, quella che il presidentone prediligeva. « Sarà come se lo avessi vicino per ascoltare quello che fanno i suoi ragazzi » aveva detto con Giorgio Neri, consigliere del Bologna, amico di famiglia dei Dall'Ara, che più di altri è stato vicino alla signora Nella durante la giornata di ieri, in cui tante cose vive le ricordavano il marito scomparso.
La voce di Bologna
Dopo la vittoria dei rossoblu, dopo l'esaltante partita la signora Nella si è affacciata al balcone della villa, dove si può scorgere tutta la città: un brusio enorme, che aumentava d'intensità, il clamore dei clacson si fondeva con le grida di gioia, saliva verso le, colline. « Sente, Giorgio, ecco la voce di Bologna che festeggia la sua squadra. Per me è una gioia, e sono fiera ed orgogliosa, vorrei potere abbracciare Bernardini e i ragazzi. Ma sono anche disperata perché Renato non c'è più, non può partecipare alla grande felicità di questa giornata indimenticabile che lui aveva tanto sognato, che aveva costruita pazientemente per anni e anni ». Così ha detto la signora Nella, quando la radio ha annunciato la seconda rete del Bologna. Il Bologna doveva vincere, soprattutto doveva vincere per regalare il titolo al suo grande presidente. Continuano intanto a pervenire a Bologna telegrammi di felicitazione da ogni parte d'Italia, da società calcistiche, da privati e sconosciuti tifosi. Il presidente della Repubblica Segni ha voluto partecipare alla gioia dei petroniani inviando un messaggio al sindaco Dozza, compiacendosi per la vittoria del rossoblu e per lo scudetto così limpidamente conquistato sul campo. Frattanto a Bologna si incomincia a parlare di successione a Dall'Ara. Si sono fatti troppi nomi, a poche ore dall'inumazione del presidente, forse si sono fatti anche troppo frettolosamente. Tuttavia si pensa che tre persone abbiano maggiori probabilità degli altri candidati: la signora Nella, moglie di Renato Dall'Ara, il comm. Goldoni e lo stesso Giorgio Neri, ex c. t. della Federtennis. Si ha ragione di credere che da questi tre nomi uscirà il nuovo presidente del Bologna Football Club.
In ricordo di Dall'Ara
Un anno fa, il 3 giugno, moriva il presidente del Bologna, sportivo sincero, uomo retto - L'emozione per la sua squadra, che doveva poi vincere il campionato, aveva contribuito all'improvvisa fine.
di Vittorio Pozzo
Esattamente un anno fa, il 3 giugno 1964, moriva a Milano, il presidente del Bologna, Renato Dall'Ara. Soffriva di cuore da parecchio tempo, ed i dottori, affinché evitasse le emozioni, gli avevano proibito di assistere agli incontri calcistici. Al divieto si era adattato per qualche mese, ma la domenica 1° giugno non aveva saputo resistere alla tentazione. La squadra che egli dirigeva con passione ed amore da alcuni lustri, era in lotta per il primato, ed egli non poteva rimanere lontano da essa nei momenti decisivi della lotta. Era venuto allo stadio, accompagnato dalla sua signora, cheto seguiva amorevolmente passo per passo, e dal medico curante. Al termine della partita, una notizia, risultata poi falsa, aveva gettato in subbuglio i sostenitori del Bologna. I rivali diretti del petroniani, si diceva, erano usciti sconfitti dal loro incontro di campionato, e così il Bologna era passato al primo posto della classifica. Ricordo come se fosse ieri la scena alla quale la notizia diede luogo quella sera. Tutti attorno a Dall'Ara, tutti a congratularsi, ad abbracciarlo, a baciarlo. Poi, smentito e macchina indietro: l'annuncio era stato opera di uno spiritoso che aveva voluto fare uno scherzo. Ero a due passi, e pensai al gran male che dovevano fare al suo cuore sofferente, quelle due emozioni violente e contrastanti. A sera, Dall'Ara mi invitò a cena a casa sua, su nella magnifica villa dove era andato ad abitare in collina. Attese che avessi finito di lavorare per ricevermi. Quella sera, a tavola, non finiva più di parlare. « Hai fatto bene a venirtene via! Ti ricordi il mio consiglio ! ». Era stato lui, anni prima, a raccontarmi cosa si tramava a danno mio. Ad un dato punto mi disse: « Dopodomani vado a Milano, in Lega, per un appuntamento importante ».
Era un brav'uomo
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Juventus - Bologna 0-1, 1 febbraio 1948.
Renato Dall'Ara abbracciato da Gritti, Marchi e Taiti. |
Finito che ebbe di parlare, io, di mia iniziativa, ma anche su un cenno della signora e del dottore, seduti di fronte a me, lo sconsigliai di fare il viaggio. Mi rispose: « Lo so che " quelli " non vogliono, ma io ci devo andare, altrimenti non sarei degno di fare il Presidente ». Andò e morì. Reclinò il capo sulla spalla di chi gli stava vicino, e finì di essere il Presidente e l'Uomo che era. E non vide la sua squadra — che allora marciava veramente forte — vincere lo spareggio ed il campionato della stagione. Ai suoi funerali c'era tutta Bologna. E' passato un anno intero, ed io quegli avvenimenti li ho davanti agli occhi ed al cuore con contorni nitidi e precisi, come se ogni cosa fosse avvenuta ieri. Eravamo amici. Non nel senso che si attribuisce al termine al giorno d'oggi. In quello vero e sincero invece. Lui mi aveva reso, moralmente, tanti servizi, durante la mia lunga carriera di Commissario. Ed io avevo aderito al suo desiderio, accorrendo una volta per settimana, per lunghi mesi, ad aiutare la sua squadra, quell'anno in cui essa non ne imbroccava una e minacciava di cadere in B. Come avevo fatto, anni prima, col marchese Ridolfi — stessa morte repentina — quando la Fiorentina venne a salire dalla B in A. Aveva un mucchio di nemici, Dall'Ara, ma era un brav'uomo. Non era tirchio, ma era nemico delle spese pazze. Rispettava il soldo, e voleva che esso fosse rispettato. Non era un impulsivo, amava riflettere sulle cose. Ma, quando agiva, lo faceva con risolutezza. Volutamente, non faceva del male a nessuno. Conosceva gli uomini, e ne diffidava. Chi lo ha conosciuto da vicino, lo ha apprezzato. E non può dimenticarlo. lo appartengo alla schiera di coloro che non lo hanno dimenticato e non lo dimenticheranno.
Miracolo a Bologna
Dopo i rischi dello scorso anno Dall'Ara ha varato una squadra forte - L'acquisto di Giorcelli e Greco
di GIORGIO MARTINELLI, mercoledì 13 agosto 1952.
A mali estremi, estremi rimedi: questo deve essere stato il primo pensiero formulato dal comm. Renato Dall'Ara, presidente del Bologna, dopo l'incontro finale dello scorso campionato. Un campionato, in verità, assai fortunoso per i rossoblu, che, per numerose domeniche del girone di ritorno, anzi, fino all'ultimo minuto del torneo, avevano visto pregiudicare da una serie di risultati negativi la sicurezza di poter restare in serie A. Cessato l'allarme per la retrocessione Dall'Ara si è buttato nella campagna acquisti con una foga e un entusiasmo e una volontà di rifare la squadra, con energie nuove anche per far ricredere chi aveva ritenuto immutabile il motto dell'anno prima « il miglior acquisto è non vendere » motto che come si era visto non aveva portato troppa fortuna al rossoblu. Il presidente del Bologna ha iniziato in sordina, lasciando cuocere i tifosi nel fuoco lento del dubbio e delle speranze precocemente deluse; ha lasciato che i grossi calibri sparassero a volontà (e spesso a salve), poi ha persino rivolto un pubblico appello al buon cuore (e al portafogli) del più danarosi sostenitori del sodalizio (appello rimasto senza risposta, come era logico prevedere) e alla fine, da astuto stratega, ha cominciato a lanciare i suoi comunicati di nuovi acquisti con una frequenza e una serietà d'intenti degne della massima fiducia. A tutto però bisogna premettere anche le enormi difficoltà create dalla squalifica a vita di « capitan Cappello », squalifica che, anche se sarà mitigata nella misura, il 24 agosto prossimo, dalla Commissione d'Appello Federale, specie dopo la piena assoluzione emessa in istruttoria dall'autorità giudiziaria, ben difficilmente permetterà di allineare presto il padovano al centro dell'attacco.
Più di settanta milioni spesi nel calcio-mercato
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Renato Dall'Ara (con il cappello) a Forlì, 1957.
Foto: collezione Lamberto Bertozzi. |
Lancia in resta, perciò, Dall'Ara ha aperto i cordoni della borsa ed ecco assicurato, per prima cosa, un buon allenatore, un uomo serio, capace, preparato. Prima intanto era già diventato rossoblu, per quattro milioni, il ventiquattrenne Domenico La Forgia, ala sinistra proveniente dalla Salernitana. E poi, di seguito, il terzino destro Nello Cattozzo, di 27 anni, acquistato dal Treviso per 20 milioni; Fedele Greco, centromedlano, di 23 anni, ceduto dal Legnano, e Lucchese che lo avevano in comproprietà per 32 milioni; Francesco Rendon, di 27 anni, interno sinistro, proveniente dal Catania, per 14 milioni; e ancora il valido portiere del Monza, il ventiquattrenne Anselmo Giorcelli, ottenuto dal Monza per scambio più 17 milioni. Infine, contratto stipulato proprio nelle ultime ore, poco prima della chiusura della campagna acquisti, è stato assicurato anche l'interno Giancarlo Bacci, di 21 anni, ceduto a metà dalla Roma per 10 milioni. A tutti questi nuovi nomi (nuovi per Bologna, s'intende) va aggiunto il rientro dal Napoli per fine prestito, dell'attaccante Stefano Mike. In quanto alle partenze, invece, le cose sono state assai più modeste e solo le reiterate sonanti offerte per Cervellati offerte peraltro sempre respinte, hanno gettato l'allarme a più riprese nel « clan » rossoblu. Per il resto v'è stata solo la cessione dell'ala Livio Flliput al Bari per 2 milioni, del mediano Luigi Cingolani per 3 milioni e del portiere Glauco Vanz, entrambi pure al Bari. In definitiva, salvo modifiche dell'ultima ora, dopo cioè che Viani avrà saggiato i suol atleti nei primi allenamenti, lo schieramento che il Bologna dovrebbe presentare sul campo, all'Inizio dell'imminente campionato, potrebbe, in linea di massima, essere il seguente: Giorcelli; Cattozzo, Ballacci; Pilmark, Greco, Jensen; Cervellati, Garcia. Mike, Bacci, Randon.
LE ORIGINI DEL "CALCIO-MERCATO"
da "La Stampa", 14 giugno 1977.
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Dall'Ara, al centro della foto, seduto, All'inaugurazione
del Campo Savena. Collezione Lamberto Bertozzi. |
Iniziò con la stravaganza di un principe palermitano. Un nobile siciliano, il principe Raimondo Lanza di Trabia, stravagante ed intelligente uomo di mondo, un giorno accolse nel suo appartamento dell'Hotel Gallia di Milano un dirigente calcistico. Avvolto in un accappatoio, scambiò i convenevoli con l'invitato, poi si denudò per calarsi in una vaporosa vasca da bagno. Con poche battute concluse un buon affare calcistico a danno dell'imbarazzatissimo ospite, costretto dal disagio ad accelerare i tempi dell'operazione. Siamo negli Anni 50, nasceva un mito, il calciomercato, una campana di vetro, privilegio di pochi mecenati, come Paolo Mazza, Renato Dall'Ara, il comandante Achille Lauro e il primo grande « general manager » e tecnico del calcio, Gipo Viani. Nacque un costume, una abitudine che divenne una simpatica e molto colorita norma di vita calcistica. Il mercato dei giocatori diventò sempre più un « ortus conclusus », limitato ad un giro tradizionalmente ristretto di operatori, dirigenti e mediatori che possedevano del Gallia le chiavi d'oro. Tutto sommato, eravamo ancora alla bella epoca del calcio-mercato romantico, l'aspetto commerciale era di là da venire con tutte le sue complicazioni e sovrastrutture. I prezzi, frattanto, lievitavano.
Dal Gallia all'Hilton
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Renato Dall'Ara, primo da destra, al matrimonio di
Dino Fiorini, il 1° marzo 1938, a S. Giorgio di Piano. |
Achille Lauro, che da sempre e invano sognava una « grande Napoli » pedatoria, acquistò dalla Svezia il famoso asso Jeppson, lungagnone riccioluto e lentigginoso, che costò l'allora sbalorditiva cifra di 105 milioni. Siamo nel 1952, forse va in frantumi un'intercapedine e s'inizia l'era del calcio come commercio nel vero senso della parola. Al « Gallia » le operazioni si svolgevano in maniera circospetta e caotica ad un tempo. Le halls erano sovraffollate, i tifosi in attesa ingenua e molto naïve se ne stavano a bocca spalancata sulla soglia del lussuoso hotel di Milano, per conoscere il campione che avrebbe rinforzato la squadra del cuore. Un vero valzer di milioni, ma forse più chiacchierati che effettivamente versati a questa oppure a quella società. Passavano gli anni, i costumi non venivano ossidati dal tempo. Ci fu solo un cambiamento di dimora. Mercato calcistico non più al « Gallia » ma all'Hilton. L'organizzazione non cambiava le strutture; mutavano i mezzi perché i dirigenti potessero comunicare. L'Hilton somigliava più ad un centro fieristico che ad uh hotel di lusso. Siamo nel '72. Quattro stagioni e la « fiera calcistica » cambia indirizzo: il «Leonardo da Vinci» diventa il nuovo centro operativo. Cambiano i corridoi, gli androni, ma restano i mediatori e i miliardi. L'avv. Campana si agita, proclama scioperi ed agitazioni. Finalmente viene assecondato da Carraro, il quale, dopo un'assemblea con i rappresentanti di tutte le società di A, B, C e D, dichiara che il mercato è morto, che le contrattazioni non si svolgeranno più in una sede fissa ma telefonicamente oppure nelle sedi delle società interessate ad uno scambio di giocatori. 13 giugno 1977: una data storica, come quella ormai remota del '50, quando Raimondo Lanza di Trabia riceveva i dirigenti calcistici mentre era immerso in una vasca da bagno.
Il Bologna per Cappello
chiede risarcimento dei danni
Deficit dei rossoblu: oltre 55 milioni
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Il trofeo "Renato Dall'Ara". |
Bologna, mercoledì sera, 30 luglio 1952. Si è svolta ieri sera l'annunciata riunione sociale della squadra rossoblu. Erano presenti 32 soci su 58. Fra le personalità del Bologna vi erano il presidente Dall'Ara, il vice-presidente Salderini, i consiglieri Goldoni e Carozzi, il segretario del Consiglio avv. Roffeni, il revisore del conti dott. Canepele e i sindaci dott. Nanni e rag. Babina. L'aw. Roffeni ha letto la relazione sportiva, riconoscendo le varie ragioni collegate alla cattiva prestazione del Bologna in questo campionato, ragioni che vanno fatte risalire agli errori di impostazione e all'eccessiva fiducia data a una squadra che nel torneo precedente si era comportata abbastanza brillantemente. Ha poi elogiato i sostenitori e i tifosi che sono stati vicini alla squadra e ringraziato i cinque ex-giocatori del Bologna che hanno dato il loro appoggio. Ha poi chiarito la sostanza di un appello ufficiale rivolto su un foglio sportivo bolognese dalla presidenza del Bologna al tifosi, ove si chiedevano contatti diretti con persone che potessero aiutare il Consiglio, specialmente per la campagna acquisti. Il relatore ha sostenuto che l'appello era del tutto sincero, ma che tuttavia nessuno si è fatto avanti. Si è poi parlato della situazione giocatori, argomento primo le cessioni: vi è difatti un programma di sfoltimento, ma per ora non vi è niente di concluso. Vi è poi da segnalare il rientro di Mike, che potrà forse tornare utile alla squadra se Cappello si troverà in difficoltà per la nota squalifica. Al proposito di Cappello, in Consiglio è stato annunciato che la società si riserva di adire in sede giuridica a carico di coloro che hanno avuto responsabilità nel far giocare Cappello nel noto torneo. Si è poi accennato agli acquisti cioè a Cattozzo, il salernitano La Forgia e il centromedlano Greco, senza contare naturalmente il nuovo allenatore Viani. L'avvocato Roffeni ha poi annunciato che sono in corso trattative per l'acquisto di un'ottima mezz'ala di serie B (si pensa si tratti di Randon). E' seguita quindi la relazione finanziarla del dott. Canepele, in seguito alla quale si appreso che il deficit ammonta L. 55.996.443. Dopo una serie di brevi interventi, è stato riconfermato il Consiglio direttivo che comprende le persone citate all'inizio e in più gli ex-giocatori Schiavio, Dalla Valle e Badini. Infine sono state approvate all'unanimità tutte le relazioni.
Il Bologna finalista della Coppa Europa
s'è rafforzato all'attacco e mira alle più alte conquiste
di Nino Maggi, "La Stampa" 30 agosto 1934.
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Renato Dall'Ara. |
Bologna, 29 notte. La squadra del Bologna scenderà per prima a combattere in partite ufficiali, poiché, com'è noto, dovrà avanti l'inizio del Campionato, incontrare la squadra austriaca dell'Admira nella duplice finale per il possesso della Coppa Europa. Fu appunto in seguito alla conoscenza delle date fissate per il 5 a Vienna e il 9 settembre a Bologna che dirigenti stabilirono senz'altro di interrompere le vacanze estive e di far riprendere ai giocatori l'allenamento. E poiché tutti questi si trovavano sulla riva adriatica, cosi furono tutti radunati a Rimini, dove, sotto le cure dell'allenatore dott. Kovacs, ritornato immediatamente dall'Ungheria, hanno incominciato il 16 scorso gli allenamenti. Dapprima si è trattato di un lavoro atletico leggero, poi si è intensificata a preparazione sul pallone, e giovedì scorso è stato compiuto un vero allenamento fra la prima squadra e gli uomini di rincalzo, mentre domenica scorsa i rosso-blu sono scesi sullo stesso campo sportivo per incontrarvi la giovane compagine della Libertas di quella città, che si appresta a sostenere un ruolo dì prim'ordine nel Campionato di prima Divisione. La squadra rosso-blu ha fatto quindi ritorno a Bologna e ieri s'è allenata. Giocherà il 2 settembre una partita di allenamento di due tempi di mezz'ora ciascuno con la Spal o con la Pistoiese, per partire poi il giorno successivo immediatamente alla volta della Capitale austriaca. Come si vede, il Bologna entra nel vivo delle competizioni molto sollecitamente, e con altrettanta premura ha lavorato con intensità per raggiungere il miglior grado di forma nell'intento di poter conquistare nuovamente all'Italia il prezioso trofeo messo in palio per le migliori squadre d'Italia, Austria, Ungheria e Cecoslovacchia.
Dall'Ara Presidente del Bologna Sezione Calcio
Ma quale sarà la formazione della squadra che nel dopoguerra si è sempre classificata ai primi posti nella scala dei valori nazionali? I nuovi dirigenti della sezione calcio della Bologna Sportiva, con a capo il cav. Dall'Ara, non hanno creduto di scostarsi notevolmente dall'inquadratura degli ultimi anni, inquadratura che, per vero, ha soddisfatto anche gli ammiratori rosso-blu. La difesa rimarrà immutata; quella difesa che in tante occasioni ha al completo indossato la maglia azzurra per sostenere anche i più duri confronti contro formidabili nazionali estere, sarà inalberata al suo posto di battaglia, decisa ad affermarsi ancora fra le migliori. Così in porta sarà sempre Gianni, mentre terzini saranno Monzegllo e Gasperi. Come sostituto portiere è ancora Roggero e sostituto dei terzini Fiorini, giovane promettentissimo che già nella decorsa stagione si mise in buona luce. La seconda linea pure non vedrà cambiamenti. Montesanto manterrà il suo ruolo di mediano destro e sarà ancora una delle colonne rosso-blu; alla sinistra, dopo le scorribande in prima linea, ritornerà al suo posto Corsi, che è tenace e combattivo. Al centro si contendono il posto Occhiuzzi e Donati. Occhiuzzi trovasi attualmente nell'America del Sud e sarà di ritorno alla metà di settembre, per cui allora soltanto si verificherà l'incertezza della scelta. La Coppa Europa sarà disputata da Donati, che già nelle eliminatorie e nelle semifinali si distinse per la sua combattività e per la sua resistenza. Titolare sarà Occhiuzzi, ma a seconda delle condizioni di forma sarà dall'allenatore preferito l'uno o l'altro dei due atleti. E per la seconda linea sarà anche disponibile Martelli, elemento prezioso e ammirevole.
Intense trattative
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La tomba di Dall'Ara al cimitero monumentale
della Certosa di Bologna. |
I dirigenti hanno rivolto la maggiore attenzione alla linea d'attacco, come quella che necessitava di essere messa nella maggiore efficienza, poiché è stata appunto quella che ha palesato il minore rendimento, ma soprattutto perché non è sempre certo che l'ammirato condottiero Schiavio possa, per le sue occupazioni, partecipare a tutte le battaglie di Campionato. Per questo gli occhi dei dirigenti si sono rivolti sul padovano Spivach, che gioca all'ala destra e può sostenere anche il ruolo di centrattacco. Si profilava anche il problema della mezz'ala destra, problema che non poté essere risolto nella passata stagione e che preoccupava assai. Dopo intense trattative, Sansone ha aderito a riattraversare l'Atlantico ed è arrivato giorni or sono, prendendo immediatamente contatto con i compagni di squadra a Rimini. Sansone, che aveva giocato anche prima di partire e ha continuato la preparazione sul Neptunia, nel primo allenamento ha pienamente soddisfatto e disputerà con i compagni la « Coppa Europa ». Se però non sarà nelle condizioni desiderate, allora i dirigenti del Bologna hanno ottenuto dalla Fiorentina il permesso di allineare Perazzolo, che appunto nelle file del Bologna ha preso parte alle precedenti partite del giugno e del luglio scorso.
Attenzione rivolta ai giovani
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Una delle celebri vignette di "Marino" su Dall'Ara. |
All'ala destra giocherà Maini, mentre alla sinistra rimarrà intatto il duo Fedullo-Reguzzoni, che sì è brillantemente comportato in queste ultime stagioni. E per la prima linea sarà pure a disposizione Ottani, che per l'operazione al menisco svolse nello scorso anno un'attività molto ridotta Ora Ottani è completamente guarito e si è anche laureato, per il che non trascurerà gli allenamenti e sarà pronto per ogni evenienza. La prima linea bolognese sarà composta pertanto di Maini, Sansone, Schiavio, Fedullo e Reguzzoni, con in più due eccellenti riserve in Spivach e Ottani. Ecco l'elenco completo dei giocatori che indosseranno la maglia rosso-blu: Portieri: Gianni, Roggero. Terzini: Monzeglio, Gasperi, Fiorini. Mediani: Montesanto, Occhiuzzi, Corsi, Donati, Martelli. Avanti: Maini. Sansone, Schiavio, Fedullo, Reguzzoni, Spivach, Ottani. Abbiamo poi chiesto al presidente cav. Dall'Ara se hanno in cantiere altri atleti, ed egli ci ha cosi risposto: — Abbiamo lasciato ritornare Foglia alla Cremonese, Taddei al Portomaggiore, Porta al Viareggio; abbiamo ceduto Minelli e Biavati alla Pistoiese e Cavazza alla Sampierdarencse; ma possiamo tuttavia contare su Bernardi, che è veramente un buon giocatore, su Frabetti, che abbiamo preso dal Panigale e, nell'eventualità, potremo usufruire di Ottavi e di Becchelli della Fiorentina, che sono attualmente militari a Bologna. Ma la nostra attenzione è particolarmente rivolta ai giovani che cureremo in ogni modo per farne dei campioni. In alcuni c'è veramente della stoffa e speriamo di raggiungere gli scopi che ci siamo prefissi. Non tralascieremo neppure di seguire le partite dei liberi o di altre giovani squadre, perché è insomma nostro concorde desiderio di giungere gradualmente al rinnovamento dei quadri senza ricorrere ai nomi altisonanti e più... cari. « Questo è il nostro programma, non senza sperare fermamente che la nostra prima squadra sappia comportarsi anche meglio dello scorso anno e tener ben alto il gagliardetto rosso-blu. Ed è nostro convincimento che la vessillifera del calcio emiliano non verrà meno alla fiduciosa attesa. N. M.