martedì 11 giugno 2019

Bologna 1925 – FU VERA GLORIA


Libro che, finalmente, spazza via decenni di menzogne e falsità. 

"Il Bologna vinse il primo scudetto della sua storia il 23 agosto 1925, battendo 2-0 nella capitale l’Alba Roma, vincitrice del campionato di Lega Sud, già sconfitta all’andata per 4-0. Si era ormai alla vigilia della nuova stagione e tanto ritardo era dovuto al fatto che la finale di Lega Nord tra Genoa e Bologna, prime classificate dei due gironi del campionato settentrionale, si era trasformata in una storia infinita. Due mesi, cinque partite e un oceano di polemiche, di accuse reciproche, addirittura di colpi di rivoltella. Due mesi di calci al pallone alternati a riunioni istituzionali, fino alla decisione di dirimere la questione alle sette di un mattino d’agosto, a porte chiuse su un campo della periferia di Milano tenuto segreto fino all’ultimo. Il Bologna avviava così la sua avventura ai vertici del calcio italiano, mentre si fermava quella del Genoa, vincitore di nove campionati. Una serie di ricostruzioni storiche sommarie e lacunose tramandatesi nel corso dei decenni hanno portato a mettere in dubbio la legittimità di quel successo. Motivo? Gravi fatti “politici” che da parte bolognese avrebbero inquinato l’esito della finale-semifinale infinita. Con “Bologna 1925 Fu vera gloria”, Riccardo Brizzi, ordinario di storia contemporanea all’Università di Bologna, e Carlo F. Chiesa, giornalista e storico del calcio, operano una minuziosa ricostruzione dell’ambiente socio-politico in cui la vicenda maturò e dei fatti – agonistici e no – relativi alle partite, basandosi unicamente sui documenti dell’epoca, messi a disposizione da due collezionisti, Lamberto Bertozzi e Mirko Trasforini. Ciò che ne emerge è un verdetto storicamente inattaccabile: lo scudetto del Bologna fu pienamente legittimo e conquistato sul campo. Senza “intrusioni” extrasportive di sorta".

Carlo F. Chiesa

Bologna 1925

FU VERA
GLORIA

Postfazione storica
Riccardo Brizzi

Documentazione storica

Lamberto Bertozzi, Carlo F. Chiesa, Mirko Trasforini

CARLO F. CHIESA, giornalista professionista. Inviato speciale e poi caporedattore del “Guerin Sportivo”, si è specializzato nella storia mondiale del pallone nel mensile “Calcio 2000”, di cui è stato tra i fondatori. Per Minerva ha pubblicato Il Secolo Rossoblù, Il Secolo azzurro, Così si torna in Paradiso, Schiavio, il segreto dell’Angelo, Lo scudetto insanguinato, Bologna storia di un’ingiustizia. 1926-27: lo scudetto negato.

RICCARDO BRIZZI, professore associato di Storia contemporanea presso il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna, dove tiene i corsi di Storia contemporanea e Storia e media.

Editore: Minerva.
Pagine: 320
Edizione: Giugno 2019

lunedì 19 marzo 2018

Bologna - FK Austria 2-1, 21 giugno 1936 — Coppa dell'Europa Centrale


Bologna, giugno 1936. Angelo Schiavio accoglie alla stazione Matthias Sindelar e il suo FK Austria Wien, alla vigilia degli ottavi di finale della Coppa dell'Europa Centrale. I due grandi campioni si stimavano e rispettavano; Angiolino riteneva Sindelar il più forte giocatore d'Europa. Condividevano entrambi l'odio sportivo di Luis Monti, il fortissimo e truce centromediano della Juve, detto doble ancho (due ante, per la sua robusta taglia fisica), che più volte tentò di stroncare fisicamente la loro carriera — sia Sindelar che Schiavio uscirono portati via a braccia dal campo. I due avevano fatto conoscenza la prima volta nel gennaio del 1925, quando le amichevoli internazionali erano l'unica maniera per affrontare le squadre straniere e l'Austria portava ancora il glorioso nome di Wiener Amateur SV. Finì 4-2 per il Bologna e "cartavelina" segnò una rete per le 'violette'. L'Austria, arcirivale del Rapid in quel di Vienna, nella Coppa Europa fu per tutti gli anni 1930 l'autentica bestia nera delle squadre italiane, contro le quali Sindelar solitamente si scatenava: Juventus eliminata nel 1933; Ambrosiana-Inter battuta in finale sempre nell'edizione del 1933; Bologna eliminato per due anni di seguito, 1936 e 1937. Davvero un castigo. Ma gli austriaci erano veramente fortissimi e Angiolino non aveva torto: Sindelar era per davvero il numero uno in Europa. 


giovedì 8 febbraio 2018

Bruno Pace


"Scarpantibus", "avanzo di balera". A Bruno Pace piaceva prendersi non troppo sul serio. Imputava la sua cronica idiosincrasia verso il gol al suo piede n. 44, che lui giudicava troppo grande per essere da bomber di razza. Ma era un ottimo giocatore dotato di buona tecnica, estroso e imprevedibile. I più attempati se lo ricorderanno autentico trascinatore in Coppa Uefa, al Parc Astrid di Bruxelles, campo dell'Anderlecht, dal quale i rosso-blu uscirono vincitori per 0-2, vendicando la monetina del Camp Nou nel 1964. Studi classici e universitari ma personaggio scanzonato e naif, corresse nella notte una scritta su un muro di Bologna che nei '60/'70 era comune: a 'Pace in Vietnam' aggiunse sotto 'Anche Pascutti!'. Tornò poi al Bologna da allenatore, negli anni bui della serie B, lasciando comunque un buon ricordo. Fu uno dei pochi che riuscì a entrare in sintonia con 'crazy horse' Domenico Marocchino, nel quale forse rivedeva un po' se stesso da giocatore. Ciao Bruno. 


mercoledì 18 ottobre 2017

Marino Perani


Campione indiscutibile nato da una famiglia di calciatori, da parte paterna e materna; responsabile del settore giovanile che sapeva il fatto suo (Mancini); competente come allenatore e commentatore sportivo. Persona perbene. Ci mancherai, indimenticabile Marino, paradisiaca ala destra. Riposa in pace.


lunedì 22 maggio 2017

La coppa del Tournoi international de l'Exposition Universelle de Paris 1937


La coppa di cristallo del Tournoi international de l'Exposition Universelle de Paris 1937. Oggi di proprietà degli eredi di Angelo Schiavio, fu realizzata dalle Cristalleries du Val-Saint-Lambert (http://www.val-saint-lambert.com/index/html/lang/fr), originarie di Liegi, in Belgio. Nell'immagine si può notare nei dettagli anche il basamento della coppa, si presume andato perduto da anni. Il torneo parigino venne disputato sotto l'egida della Federazione francese (la FFFA, Fédération française de football association, l'attuale FFF), che venne affiancata per l'occasione dal principale e prestigioso quotidiano sportivo francese 'L'Auto', che sponsorizzò la manifestazione calcistica. L'Auto, fondato dal leggendario Henri Desgrange, l'ideatore del Tour de France, nel 1937 era diretto da un'altra figura mitica del giornalismo sportivo francese, Jacques Goddet, colui che ideò e fondò la rivista sportiva "l'Equipe".


giovedì 5 gennaio 2017

Ezio Pascutti

Che dire. L'anno nuovo non inizia bene per chi ha a cuore i colori rosso-blu. Prima due grandi tifosi che ci lasciano, poi anche il nostro grande guerriero, Ezio Pascutti, se ne va a giocare in Paradiso.
Un grande campione da 142 gol, tra campionato e coppe, tutti segnati indossando la nostra maglia.
Perché sì, Ezio non è stato solo uno dei bomber dell'ultimo scudetto, ma è stato soprattutto una nostra grande bandiera. 
Scriveva Cesare Fiumi: 

«Ezio Pascutti sta dentro un'iconografia arcinota: un nugolo di gol dentro una nuvola d'ira.»

Ho letto prima delle bellissime parole su Ezio. 
Le riporto integralmente sulla mia pagina perché meritano.
«Ricacciando indietro le lacrime lo ricorderemo in eterno per questa foto che gli ha dato il passaporto dell'immortalità calcistica e non solo. Mitologica come un nostro personalissimo Che Guevara nella celebre foto di Korda, con basco e sguardo tenebroso. Indimenticabile Ezio, un tuffo eterno da cui non sei mai atterrato.» 


lunedì 12 dicembre 2016

István Mike Mayer


István Mike Mayer, il debordante 'Pista' che vestì il rosso-blu negli anni 1940 e 1950. Magiaro di Budatétény, oggi inglobata nel XXII distretto della capitale ungherese ma fino al 1950 cittadina autonoma, venne acquistato dal Bologna nel 1947, su consiglio di Béla Sarosi ed espressamente voluto da Gyula Lelovics, suo connazionale e allenatore del Bfc. Arrivò accompagnato da un'ottima fama: in un triennio al Ferencváros aveva segnato più di 100 reti – epica una sua tripletta in un Ferencváros - MTK 3-0 nel marzo del 1946, partita giocata al fianco di László Kubala durante la quale bombardò letteralmente la porta dei bianco-blu di Budapest –, e aveva anche esordito nella Nazionale in cui evoluivano il bomber Ferenc "Bamba" Deák e il giovane Ferenc Puskás. I suoi inizi a Bologna non furono facili: un po' l'equivoco del ruolo (a volte impiegato come centravanti, a volte come ala), un po' l'ambientamento a una nuova realtà, lo videro non sempre titolare e raccolse la miseria di sole 6 reti. L'anno seguente la svolta; Mike, confermato titolare nel ruolo di ala destra dal nuovo allenatore del Bologna, l'austriaco Anton 'Tony' Cargnelli, già allenatore di fama negli anni Venti e Trenta, esplose in tutto il suo talento: 21 reti in 28 presenze, terzo posto nella classifica marcatori, ma soprattutto un repertorio straordinario di tecnica abbinata alla potenza: tiri da 30/40 metri che spesso si infilavano nel sette della porta o che bruciavano i guanti al portiere avversario. Una potenza fisica, di gamba, devastante, una specie di Nordahl ungherese che giocava ala. Memorabili i suoi 5 gol in un 6-2 al Livorno (record di marcature in un singolo match del campionato 1948-49), e le doppiette in Bologna - Juventus 3-0 e Bologna - Milan 3-1. Il resto è storia. Fu proprio Mike, dalla finestra della sua abitazione in via Luciano Toso Montanari, in zona Mazzini, a notare un ragazzino col pallone incollato al piede che faceva mirabilie. Lo segnalò subito a Lelovics che lo portò a fare un provino al Bologna. Il suo nome era Giacomo Bulgarelli. Mitico Pista! Üllői